Surreali le parole del portavoce del Cremlino Peskov che oggi ha dichiarato, tramite la Tass, che la Russia continua a considerare l'intero oblast di Kherson come proprio territorio, nonostante il ritiro delle sue truppe al riparo della sponda orientale del Dnipro, di cui ha rimandato al ministero della Difesa qualsiasi spiegazione al riguardo.

Oggi, venerdì 11 novembre, le truppe ucraine hanno ripreso il controllo della città di Kherson dove adesso sventolano solo le bandiere blu e gialle. I soldati russi che sono stati abbandonati durante la ritirata si sono tolti le divise, indossando abiti civili.

Non è però chiaro se siano da considerarsi fuggiaschi oppure se abbiano intenzione di organizzare una resistenza armata.  Secondo alcune versioni fornite dalla parte ucraina quei soldati non avrebbero avuto la possibilità di attraversare il Dnipro, mentre alcuni che lo hanno fatto per proprio conto sono annegati. 

Il Cremlino dice di aver ritirato sull'altra sponda del fiume che divide in due la regione di Kherson tutti i suoi 30mila uomini, senza perdite. La realtà sembra però diversa. L'agenzia di intelligence della difesa ucraina ha ordinato a tutte le truppe russe rimaste di arrendersi alle forze di Kiev.

Intanto, nel centro del capoluogo, dove sono giunte le truppe ucraine, la popolazione festeggia.

Nel tardo pomeriggio, su Telegram, Zelensky ha trionfalmente  annunciato che la città di Kherson appartiene nuovamente all'Ucraina, aggiungendo che accadrà così anche per le altre aree occupate.