Cronaca

Nella diocesi di Alessandria solo 40 parroci per 77 chiese: largo ai preti sposati per superare la crisi

C’è una crisi che fa meno rumore delle altre, pur aggravandosi di anno in anno. È quella delle vocazioni dei preti, sempre di meno mentre l’età media dei parroci in attività avanza sempre di più. Solo nella diocesi di Alessandria, su 77 parrocchie sono rimasti una quarantina i parroci in servizio, costretti a dividersi tra più chiese. Per capire cosa stia succedendo basta parlare con loro, con chi si ritrova a dover fare la spola tra più edifici di culto per cercare di sopperire alle mancanze. Uno di loro è don Ivo Piccinini. Ha 78 anni, in pensione da più di dieci, eppure si sdoppia ancora fra il sobborgo di San Michele e l’Annunziata. Dalla sua ordinazione sono passati 55 anni e da allora di cosa ne sono cambiate.

«All’epoca nella diocesi c’erano più di 120 preti, quasi il doppio delle parrocchie - spiega -. Poi i numeri si sono invertiti e ormai le parrocchie con un sacerdote fisso non ci sono più».

È di fatto la fotografia della situazione nazionale scattata della Conferenza episcopale italiana, secondo cui i preti nel 1990 erano 38.209. In trent’anni, crollo verticale del 16,5% con 6.416 sacerdoti in meno e situazione se possibile peggiorata nell’ultimo decennio, con un calo dell’11%.

Crisi di vocazione? «È questo il problema, anche grave, che stiamo vivendo - dice ancora don Ivo -. Il seminario è ormai ridotto ai minimi termini, di conseguenza ci sono meno ordinazioni e il clero continua a rimanere molto anziano: ce n’è una ogni 4 o 5 anni mentre ogni anno sono almeno 5 i preti che vengono a mancare».

Una situazione complessa anche per la stessa Diocesi, che per cercare di dare una risposta ai fedeli ha intrapreso la scelta di iniziare le «unità pastorali» e quindi di unire le parrocchie più vicine. E sempre molte le diocesi in provincia sono corse ai ripari con i preti stranieri, come ad esempio don Santiago arrivato lo scorso anno a Valenza.

«In quella zona pastorale, che comprende 15 chiese, ci sono soltanto sei parroci ma in alcuni mesi erano anche di meno e questo significava sospendere la messa anche per diverso tempo».

Così, sono molti fedeli ad aiutare. «Siamo stati costretti a ridurre l'eucaristia o la visita ai malati - dice ancora don Ivo -. In altre questioni abbiamo il supporto dei laici, come nella recita del rosario e nella catechesi».

Si è perso anche lo spirito tradizionale degli oratori. «Oramai sono un miraggio quelli che gestivamo noi» prosegue Don Ivo che, nonostante una situazione allarmante, continua ad essere «pieno di speranza». Anche se è convinto che il vero cambio di passo debba partire dai vescovi e dai preti stessi. «È necessario che ci sia prima di tutto chiarezza nei nostri rapporti - conclude - c’è ancora tanto bisogno di noi pastori per continuare a prenderci a cuore le famiglie, le persone e le relazioni, continuando a portare la testimonianza del vangelo».


Fonte: lastampa.it

Autore Informazione Libera
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