"Voi state dicendo che c'è stata la volontà".
Questo è quanto ha detto ieri la premier Meloni nella conferenza stampa alla fine del CdM di Cutro, battibeccando con i giornalisti che volevano approfondire quanto detto dal ministro dell'Interno Piantedosi in Parlamento, perché definivano - giustamente - la sua ricostruzione riguardo al naufragio dei migranti lacunosa e incompleta.
Seconda la logica - parola grossa se riferita ai membri di questo governo - della Meloni, se si pretende che il ministro dell'Interno chiarisca ciò che finora non ha chiarito, allora, di conseguenza, si accusa il governo e la catena di comando a cui fa capo di aver voluto la morte di quasi un centinaio di persone.
Al di là che questo possa anche essere possibile - sia intenzionalmente che non - chiedere di chiarire ciò che evidentemente non è chiaro è compito di chiunque faccia informazione e non significa colpevolizzare nessuno, sia direttamente che indirettamente.
Se uno che ricopre un incarico istituzionale non riesce a comprenderlo è grave.
Per quanto riguarda la ricostruzione del naufragio, ogni giorno che passa, è sempre più evidente che le dichiarazioni del ministro - e della premier - sul fatto che l'imbarcazione non fosse in pericolo e che pertanto più di quanto è stato fatto non si potesse fare diventano sempre più insostenibili.
«A noi risulta che domenica il mare fosse forza 4, ma motovedette più grandi avrebbero potuto navigare anche con mare forza 8... ».
Questo è quanto aveva dichiarato il comandante della Capitaneria di porto di Crotone, Vittorio Aloi, dopo il naufragio. Oggi lo stesso comandante si rifiuta di rispondere alle domande dei giornalisti. Indovinate il perché!
Secondo Piantedosi una unità della GdF ha perlustrato il tratto di mare dove presumibilmente la barca segnalata da Frontex avrebbe dovuto arrivare, poi è tornata in porto a fare rifornimento di carburante. A causa del mare grosso, fatto descritto da Piantedosi quasi come imprevedibile e capitato per puro caso, a quella segnalazione di Frontex non è stato dato seguito.
Tutto a posto? Già così è evidente che non lo è, visto che sia come SAR che come Law Enforcement, all'evento non è stata data la copertura minima necessaria richiesta.
Per giustificare il fatto che non sia stata inviata la Guardia Costiera (l'unica a quanto pare ad avere mezzi naval in grado di affrontare un mare in burrasca), Piantedosi e Meloni si sono trincerati dietro la segnalazione di Frontex che definiva la barca - in quel momento - non in pericolo. Ma questo è sufficiente per non far partire una missione di SAR, di Ricerca e Soccorso?
Sembrerebbe di no, secondo il Piano SAR Marittimo Nazionale che, in relazione ad una segnalazione prevede anche la cosiddetta Fase di Incertezza, situazione nella quale si può sospettare della sicurezza di una nave e delle persone che vi sono a bordo, o di singole persone.
La fase di incertezza o "INCERFA" è quella situazione nella quale si può dubitare della sicurezza di una persona, di una nave o di
un altro mezzo e si ha quando:
- è stato segnalato il mancato arrivo di un mezzo alla destinazione prevista;
- quando un mezzo non ha segnalato, come previsto, la sua posizione o il suo stato di sicurezza;
- esiste un dubbio sulla sicurezza di un mezzo o del suo personale dovuto a mancanza di informazioni o alle eventuali difficoltà in cui potrebbero versare;
- esiste un dubbio sulla sicurezza di una persona in mare.
La fase di incertezza può concludersi con il ritorno alla normalità ovvero con l'inizio della fase di allertamento.
Al configurarsi di una emergenza in fase di INCERFA o ALERFA l'attivazione dell'organizzazione S.A.R., a qualunque livello e
in qualsiasi situazione operativa, si realizza in:
INCERFA:
- un'accurata ricerca e raccolta di informazioni.
In questa fase i compiti delle autorità coordinatrici, ognuno per la propria competenza operativa, sono i seguenti:
- effettuare indagini appropriate per ottenere notizie dirette sullo stato di sicurezza del mezzo navale o delle persone in
pericolo; - assumere notizie presso fonti attendibili qualora il mezzo sia sprovvisto di apparato radio o non sia possibile il
collegamento radio; - attingere notizie dalle persone che possono essere a conoscenza dei movimenti del mezzo o delle persone in pericolo;
- ricercare testimonianze, nel caso in cui la segnalazione riguardi un bagnante in difficoltà, presso gli stabilimenti balneari
della zona e di quanti possano fornire notizie utili; - cercare, ove possibile, di stabilire un collegamento via radio (propria o di altro alerting post con l'eventuale mezzo in
pericolo, anche tramite Circoli nautici, direzione di porti turistici, radioamatori, privati ecc.
Se ad operare in INCERFA è l'U.C.G., il M.R.S.C. e l'I.M.R.C.C. analizzano e valutano le informazioni eventualmente loro pervenute, fornendo nel contempo alla U.C.G. ogni possibile supporto informativo ed operativo, tenendosi pronti, se necessario, ad assumere il coordinamento delle operazioni.
Ai messaggi che contengono informazioni attinenti le fasi di INCERFA e ALERFA deve essere assegnata, di massima, la qualifica
di "IMMEDIATO".
Si deve comunque tenere presente che ogni notizia relativa ad una situazione di INCERFA e ALERFA per la vita umana in mare
deve essere trattata innanzitutto per via telefonica/radio/altro sistema rapido, rimanendo fermo che tutto va in successione
formalizzato con relativa messaggistica.
Se ad operare in INCERFA è l'U.C.G., il M.R.S.C. e l'I.M.R.C.C. analizzano e valutano le informazioni eventualmente loro
pervenute, fornendo nel contempo alla U.C.G. ogni possibile supporto informativo ed operativo, tenendosi pronti, se
necessario, ad assumere il coordinamento delle operazioni.
Se durante la Fase di Incertezza non arrivano i chiarimenti necessari, secondo chi legge, non dovrebbe poi partire una missione SAR?
Questi i chiarimenti che Piantedosi e Meloni non hanno dato e si rifiutano di dare, pretendendo, oltretutto, di aver ampiamente chiuso la questione.
Oltre all'inchiesta della magistratura, anche più di 40 associazioni della società civile italiana ed europea hanno presentato un esposto collettivo alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Crotone per chiedere di fare luce sul naufragio:
“Davanti a così tanti morti e chissà quanti dispersi, è doveroso fare chiarezza” dichiarano le organizzazioni. “Vogliamo dare il nostro contributo all’accertamento dei fatti, non ci possono essere zone grigie su eventuali responsabilità nella macchina dei soccorsi”.
I.M.R.C.C. (Italian Maritime Rescue Coordination Center), funzionalmente individuato nella struttura della Centrale Operativa del Comando Generale della Guardia Costiera
M.R.S.C. (Maritime Rescue Sub Center) che assicurano il coordinamento delle operazioni marittime di ricerca e salvataggio, ciascuna nella propria giurisdizione. 15 direzioni marittime, cui fanno capo 15 centri secondari di soccorso
U.C.G. (Unità Costiera di Guardia): È ogni Comando di Porto con delega S.A.R.