«IL VIRUS È TRA NOI E CORRE VELOCE, MONITORAGGIO COSTANTE INSIEME ALLE REGIONI MA LE RETI SANITARIE TERRITORIALI SONO SOLIDE. Nessun allarme, nessun terrore, ma è evidente che l'aumento dei contagi, che tocca tutti i Paesi del mondo, ci preoccupa. La situazione di oggi è diversa rispetto a marzo-aprile quando la crisi finì immediatamente negli ospedali. Oggi è stata costruita una cintura esterna più solida di prevenzione ma dobbiamo aiutare tutti gli operatori impegnati con comportamenti rigorosi.Oggi vengono processati decine e decine di migliaia in più di tamponi rispetto alla scorsa primavera. Le reti sanitarie territoriali regionali, grazie al lavoro comune di governo e Regioni, sono state rafforzate, le terapie intensive e sub-intensive sono aumentate e sostengono gli sforzi in corso; ma oggi più che mai serve ancora più prudenza. Il virus è tra noi e corre veloce. Monitoriamo ogni giorno la situazione con la massima attenzione. Con le Regioni e gli Enti locali c'è un raccordo permanente quotidiano. Domani in Conferenza Unificata ci confronteremo anche sugli ultimi dati».

Così scriveva Francesco Boccia, il ministro per gli Affari regionali, il 14 ottobre. Due giorni dopo, e 10mila contagiati in più nelle ultime 24 ore, ecco la nuova dichiarazione:

«Oggi abbiamo fatto il punto con le Regioni e il commissario Arcuri sulle terapie intensive e tamponi; numeri alla mano, ci sono ancora alcune Regioni che, in questi mesi, hanno ricevuto ventilatori e attrezzature da parte dello Stato e non hanno ancora attivato i posti letto. Da parte nostra massima disponibilità e massima trasparenza, chi ha bisogno di aiuto lo dica, ma prima si attivano i posti di terapia intensiva con i ventilatori che hanno già a disposizione e poi, eventualmente, si interviene su lavoro e scuola. Siamo ancora in tempo per intervenire, lavoriamo insieme per rafforzare ancora di più la rete sanitaria territoriale, è quella la nostra forza!»

E vista la progressione dei casi che fa ormai intendere che l'Italia non è più il Paese così virtuoso che veniva indicato solo una settimana fa, ecco che il Governo medita un nuovo dpcm per inasprire i provvedimenti light presi solo 3 giorni fa. 

Tra le ipotesi (riprese dall'Ansa) ci sarebbero lo smart working obbligatorio (in una percentuale da definire), lo stop agli eventi e una stretta allo sport, tra palestre e sport di contatto, oltre ad orari più scaglionati e più didattica a distanza a scuola, anche se qualcuno non esclude il coprifuoco deciso da Macron in Francia.  

Nel frattempo, la ministra Azzolina difende la riapertura delle scuole e della "dad" dopo la decisione, non ancora digerita, della chiusura di quelle campane decisa dal presidente De Luca.

«I dati dicono che le scuole sono luoghi più sicuri di altri luoghi del Paese. Oggi gli studenti campani dove sono? Ho visto le fotografie: sono nei centri commerciali, sono in giro per le strade, sono in giro per i negozi e non penso che questi siano luoghi più sicuri rispetto alla scuola - ha dichiarato la ministra dell'Istruzione intervenendo ad un convegno di giovani imprenditori - Io da sola non posso impugnare l’ordinanza [di De Luca], la decisione sarà eventualmente di tutto il governo. Il mio problema sono adesso gli studenti.Quest’estate - ha poi scritto via social la ministra - ho fortemente voluto che si inserisse la didattica digitale integrata nelle linee guida per la ripartenza, quando tutti la demonizzavano. Basta rileggere le cronache. La Didattica digitale integrata, che ora tutti invocano per gli istituti superiori, c’è già. Una parte di didattica in presenza e una parte a casa.  I dirigenti scolastici e i docenti l’hanno predisposta sulla base delle esigenze delle scuole, con l'obiettivo di rispettare le prescrizioni del Cts per il distanziamento e la sicurezza delle studentesse, degli studenti e del personale. Basta fare un giro per le scuole secondarie di II grado per constatarlo. Nella scuola dove sono stata stamani a Roma, metà classe era già collegata da casa, così come sta avvenendo in tante altre istituzioni scolastiche del secondo ciclo. Gli studenti e le studentesse sono felici di essere rientrati a scuola. La didattica a distanza al 100%, così come chiesto in questi giorni da qualcuno, non aiuterebbe a tutelare la salute dei ragazzi, che andrebbero comunque a soddisfare la loro legittima voglia di socialità in altri luoghi. Il nostro dovere, oggi più che mai, è invece proteggerli. I nostri dirigenti scolastici e tutto il personale scolastico sono stati un’estate intera col metro in mano, lavorando insieme al Ministero, per mettere in sicurezza la scuola. Sì alla Dad PER i ragazzi. No alla Dad CONTRO i ragazzi».

E a proposito di De Luca ecco quanto il presidente della regione ha promesso oggi per la Campania che, va riconosciuto, insieme alla Lombardia è tra le regioni dove il contagio si sta diffondendo più rapidamente:

«Nell’ultimo fine settimana di ottobre chiuderemo tutto alle 22. È il fine settimana di Halloween, questa immensa idiozia, questa stupida americanata che abbiamo importato nel nostro Paese, un monumento alla imbecillità. Sento che si stanno preparando a fare le feste, io dico che dalle 22 si chiude tutto. E sarà il coprifuoco,non consentiremo neanche la mobilità. ...Dobbiamo garantire la disponibilità dei posti letto, già oggi siamo costretti a eliminare una serie di attività secondarie. Da oggi in poi garantiremo solo gli interventi salva vita per le emergenze estreme e arricchiamo la rete dei punti nascita. Tutto quello che può essere rinviato sarà rinviato. ...Probabilmente prenderemo decisioni di blocco della mobilità dopo la mezzanotte anche nei prossimi giorni. Faremo un confronto con il ministero dell’Interno e con le forze di polizia. Se decidiamo questa misura occorre che ci siano controlli e sanzioni rigorose. Quando discutiamo di blocco delle epidemie, chi diffonde l’epidemia deve essere considerato uno che compie un reato in flagranza, con tutto quello che ne consegue. ...Se vogliamo garantire che i nostri concittadini non perdano la vita dobbiamo avere un numero adeguato di terapie intensive. Qui il problema non è di posti letto, degli ospedali modulari o dei Covid hospital, su cui ho sentito cose aberranti. Il problema è che mancano gli anestesisti. Ne abbiamo avuti 17 e se sarà necessario bloccheremo altri reparti per avere tutti gli anestesisti necessari e mettere in piedi tutte le terapie intensive che servono. Prenderemo misure di guerra. Tra il prendere decisioni e il non salvare la vita delle persone, io non ho dubbi: decideremo fino in fondo quello che è necessario».