Così scrive oggi Luca Lotti nel suo diario su facebook: «Dopo settimane di lavoro molto intenso tra referendum, crisi di governo e primi passi del nuovo impegno come ministro mi ero preso un giorno di ferie per la prima recita di Gherardo, mio figlio. [Commovente, addirittura strappalacrime, ndr.]

Oggi però un giornale [quella carogna de Il Fatto Quotidiano, ndr.] scrive che sarei indagato per rivelazioni di segreto d'ufficio in una inchiesta che vedrebbe indagato persino il Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. È una cosa che semplicemente non esiste. Inutile stare a fare dietrologie o polemiche.

Sto comunque tornando a Roma per sapere se la notizia corrisponde al vero e, in tal caso, per chiedere di essere sentito oggi stesso. È una cosa che non esiste e non ho voglia di lasciarla sospesa.

Noi non scappiamo dalle indagini: siamo a totale disposizione di ogni chiarimento da parte dell'autorità giudiziaria. La verità - del resto - è più forte di qualsiasi polemica mediatica [in realtà è una notizia, ndr.] e non vedo l'ora di dimostrarlo.»

Luca Lotti è effettivamente indagato in seguito ad una fuga di notizie su un'indagine della procura di Napoli relativa ad un'inchiesta sulla Consip. Fuga di notizie che vedrebbe coinvolte, oltre a Lotti, altre due persone tra cui il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri Tullio Del Sette.

A parte l'indagine in sé, è interessante sottolineare come la notizia sia stata accolta dal Partito Democratico. Inutile andare a spulciare mille dichiarazioni dei vari dirigenti. Basta controllare sull'organo di partito, l'Unità, alla cui conduzione vi è anche un parlamentare del partito stesso, Andrea Romano

Dopo aver attaccato il Fatto, la fuga di notizie e la veridicità stessa della notizia di Lotti indagato, quando non c'è stato più nulla da fare, da parte de l'Unità è allora arrivato l'attacco ai PM, anzi al PM, Henry John Woodcock.

Così viene definito in un articolo: «Il magistrato della Procura di Napoli è stato spesso sotto i riflettori per gli indagati ‘eccellenti’ finiti tra le sue carte. Ma le sentenze raramente gli hanno dato ragione. [...]

Come detto, non è la prima volta che il magistrato nato 49 anni fa a Taunton, cittadina del sud-ovest dell’Inghilterra, a 230 chilometri da Londra, ma cresciuto a Napoli, si imbatte con le sue inchieste in personaggi politici di primo piano. Finora, però, i suoi successi sono stati molto limitati. Più spesso, vip e rappresentanti delle istituzioni sono finiti sulla graticola per mesi, per poi essere prosciolti da accuse giudicate inconsistenti.»

Se uno dovesse leggere queste righe non sapendo a che giornale e a che contesto si riferiscano, direbbe che sarebbero state estratte da Libero o da il Giornale in relazione ad una delle tante inchieste su Berlusconi.

La tutela del partito e dei suoi massimi rappresentanti utilizzando l'arma della denigrazione verso chi svolge le indagini è stato il motivo conduttore di venti anni di propaganda politica di Forza Italia. Adesso che questa fase sembrava ormai superata, ecco che il Partito Democratico, il nuovo Partito Democratico di Renzi, riprende la stessa tiritera, con le stesse parole e la stessa musica.

È proprio così. Si scrive Partito Democratico, si legge Forza Italia.