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Le settimane trascorrevano senza che nulla cambiasse nell'atteggiamento di Silvio.

Ogni sera, i bambini le raccontavano i giochi che inventavano con lui: ladri e poliziotti, indiani e cowboy, pallavolo e calcio tra cameretta e balcone. La sedia rossa era diventata indispensabile: stesa a terra era un fortino, o una barriera; in obliquo diventava l'ariete, il camion, l'arma spaziale, la catapulta; dritta serviva come trono, patibolo, o automobile. 

Monica li ascoltava distrattamente ma, una sera, un gioco la incuriosì. Giuseppe e Armando discutevano sulla "Formula uno", su chi dei due fosse stato più veloce e su chi dei due fosse stato maggiormente aiutato da Silvio. "Tu correvi aiutato da Silvio, l'ho visto che ti spingeva tenendoti le mani sui fianchi" - sosteneva il piccolo; l'altro protestava. Monica intervenne chiedendo a Giuseppe - "Che vuoi dire con correvi? Dove correte?" -. "Uh mamma, ma non lo sai? Nelle gare di "Formula uno", Silvio si siede sulla sedia rossa e stende le gambe, ci prende a cavalcioni e noi dobbiamo andare avanti e indietro strisciandoci sopra, aumentando sempre di più la velocità. Lui conta i giri e chi ne fa di più fino a far incendiare le ruote, come succede proprio nelle Ferrari della formula uno, vince! Allora, quando corro io, Silvio mi tiene in vita, perché dice che le sue mani sono la cintura di sicurezza, ma non mi spinge. Devo spingermi da solo! Invece, ho guardato bene, ad Armando la cintura di sicurezza gliela mette più giù, qui sui fianchi" - disse, indicando le anche - " e lo aiuta a spingersi avanti e indietro. Non è giusto!". Armando, zittendo la vocina acuta del fratello, gridava - "Non è vero, non è vero. Mamma dice stupidaggini, non dargli retta!". Monica, stanca com'era, si diede da fare per riappacificarli.

A fine aprile, la maestra di Armando la convocò e in un conciso monologo le rovesciò addosso una versione sconosciuta del figlio: il bambino era distratto, non sempre preparato, a volte assente; cosa stava succedendo? Armando era sempre stato un alunno modello, forse c'erano cambiamenti in famiglia? e giù di lì. Monica non seppe dire altro che -  "Va bene Maestra, adesso cerco di capire cosa succede, ma le assicuro che da noi non è cambiato nulla; forse è la primavera che gli provoca un po' di astenia. Ne parlo anche con il pediatra." - 

Ne parlò con la madre, la quale le disse "Beh, un cambiamento c'è stato ... Silvio." - "Comunque fisso il bilancio dal pediatra" - replicò irritata Monica - "E sabato ne parlo anche con Silvio".

(continua...)