Dopo le conseguenze catastrofiche, in termini di danni e vittime, a seguito delle due scosse di terremoto che hanno interessato una vasta area che va dalla Turchia centrale fino al nord ovest della Siria, è scattata la solidarietà internazionale.

L'Italia, attraverso il Servizio nazionale della protezione civile, ha offerto subito la propria disponibilità a inviare aiuti per supportare le autorità locali nelle attività di ricerca e soccorso. In particolare, nell'ambito del Meccanismo europeo di protezione civile, il nostro Paese ha offerto un modulo USAR Medium (Urban Search And Rescue – ricerca e soccorso in ambito urbano), messo a disposizione dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e composto da 57 operatori, di cui 11 medici appartenenti ai Servizi sanitari regionali di Lazio e Toscana, e 12 tonnellate di attrezzature, che nelle prossime ore partirà per la Turchia con un team di 6 persone del Dipartimento della Protezione Civile. Nel frattempo, un primo team avanzato, composto sempre da personale del Dipartimento della Protezione Civile e del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, è arrivato in Turchia, raggiungendo così le autorità internazionali già presenti nei luoghi dell'emergenza.

Gli Stati Uniti, a detta del presidente Biden, si sono impegnati a fornire immediata assistenza alla Turchia, in quanto alleato Nato (!!!) con funzionari della sua amministrazione già attivati con le controparti turche per coordinare tutto il necessario per le operazioni di primo soccorso, mentre  - sempre a detta di Biden - è stato delegato alle agenzie umanitarie sostenute dagli Stati Uniti il supporto alle popolazioni del nord della Siria, a conferma del pregiudizio anti-curdo che, pertanto, sembra limitare il supporto alle popolazioni  nel Bakur (Kurdistan turco)  e nel Rojava (Kurdistan siriano).

Anche Vladimir Putin ha annunciato l'invio di soccorsi e soccorritori in Turchia e Siria dopo aver avuto un colloquio con il presidente siriano, Bashar al Assad, e quello turco, Recep Tayyip Erdogan. 

Quest'ultimo, per quel che potrà servire, ha proclamato sette giorni di lutto nazionale. Fino al 12 febbraio incluso, la bandiera turca sventolerà a mezz'asta in tutto il Paese e nelle missioni estere, ha dichiarato Erdogan. 

Difficile, però, che il lutto nazionale possa in qualche modo essere d'aiuto alle persone rimaste senza un tetto, durante l'inverno che in quell'area raggiunge temperature molto basse, e quelle rimaste sotto le macerie e che potrebbero essere ancora in vita.

Attualmente, il bilancio dei morti ha superato quota 3.000, di cui 1.762 in Turchia e oltre 1.200 in Siria. Ma, secondo l'OMS, il numero delle vittime potrebbe aumentare in modo significativo con il passare delle ore.

Ancora presto per un elenco delle città più colpite, ma le immagini che si susseguono sui media mostrano che le località nell'area intorno agli epicentri dei due terremoti sono completamente distrutte o quasi... con edifici ridotti ad ammassi di macerie, collassati su se stessi.

La Turchia si trova in una zona altamente sismica, attraversata da numerosi sistemi di faglia: l'area interessata dai terremoto di questa notte e di questa mattina è considerata a pericolosità sismica molto elevata come riporta la mappa con il Modello di Pericolosità a scala mondiale prodotto da GEM (www.globalquakemodel.org/gem-maps/global-earthquake-hazard-map).

Durante la giornata si sono susseguite frequenti  scosse di assestamento con magnitudo tra 4.5 e 5.6. Seconldo gli esperti, il suolo dell'Anatolia si sarebbe spostato di almeno tre metri.

"Ad attivarsi è stata una delle due grandi faglie che attraversano la Turchia, quella Sud-Est anatolica, una delle più attive nel Medio Oriente, insieme a quella del Mar Morto che attraversa Siria, Libano Israele e Giordania e che separa la placca Araba da quella Africana", secondo il presidente dell'Ingv, Carlo Doglioni. "Nella zona di massimo movimento è avvenuto uno spostamento di almeno tre metri... lungo la faglia il suolo si è spostato in senso orizzontale. Durante tale movimento è avvenuta anche una compressione fra la placca Anatolica e quella Araba. Lo spostamento di tre metri è una prima stima. Saranno disponibili non appena avremo i dati satellitari. Al momento abbiamo a disposizione solo modelli numerici".