Papa Francesco inaugura il 35° Anno Accademico del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II
Il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia "si propone di approfondire la conoscenza della verità sul Matrimonio e la Famiglia, alla luce della fede, con l'aiuto anche delle varie scienze umane, e di preparare sacerdoti, religiosi e laici a svolgere un servizio accademico e pastorale sempre più qualificato".
L'istituto voluto da Giovanni Paolo II, ha inaugurato oggi l'Anno Accademico 2016-2017, il 35° dalla sua fondazione. La cerimonia è avvenuta nella Sala Clementina con papa Francesco che, per l'occasione, ha parlato di matrimonio e famiglia.
Non smentendo la sua linea che alcuni potrebbero definire del bastone e della carota, altri cerchiobottista ed altri ancora, più diretti, semplicemente ipocrita, Bergoglio ha elencato le problematiche del matrimonio e della famiglia dal punto di vista della dottrina cattolica, invitando l'istituto Giovanni Paolo II e l'Accademia per la Vita ad una più stretta collaborazione per lavorare sull’affermarsi di «una cultura che esalta l’individualismo narcisista, una concezione della libertà sganciata dalla responsabilità per l’altro, la crescita dell’indifferenza verso il bene comune, l’imporsi di ideologie che aggrediscono direttamente il progetto famigliare, come pure la crescita della povertà che minaccia il futuro di tante famiglie, sono altrettante ragioni di crisi per la famiglia contemporanea.»
A questi temi - ha detto il Papa - ci sono poi da aggiungere «le questioni aperte dallo sviluppo delle nuove tecnologie, che rendono possibili pratiche talvolta in conflitto con la vera dignità della vita umana.»
Non è mancato neppure un riferimento alla supposta teoria dell'uguaglianza tra i generi, cui Francesco è ormai da elencare tra coloro che sono sostenitori della sua esistenza: «L’incertezza e il disorientamento che toccano gli affetti fondamentali della persona e della vita destabilizzano tutti i legami, quelli famigliari e quelli sociali, facendo prevalere sempre più l’io sul noi, l’individuo sulla società. E’ un esito che contraddice il disegno di Dio, il quale ha affidato il mondo e la storia alla alleanza dell’uomo e della donna (Gen 1,28-31). Questa alleanza – per sua stessa natura – implica cooperazione e rispetto, dedizione generosa e responsabilità condivisa, capacità di riconoscere la differenza come una ricchezza e una promessa, non come un motivo di soggezione e di prevaricazione.
Il riconoscimento della dignità dell’uomo e della donna comporta una giusta valorizzazione del loro rapporto reciproco. Come possiamo conoscere a fondo l’umanità concreta di cui siamo fatti senza apprenderla attraverso questa differenza? E ciò avviene quando l’uomo e la donna si parlano e si interrogano, si vogliono bene e agiscono insieme, con reciproco rispetto e benevolenza. E’ impossibile negare l’apporto della cultura moderna alla riscoperta della dignità della differenza sessuale. Per questo, è anche molto sconcertante constatare che ora questa cultura appaia come bloccata da una tendenza a cancellare la differenza invece che a risolvere i problemi che la mortificano.»
Partendo dal concetto che «la Chiesa – che si riconosce come popolo famigliare – vede nella famiglia l’icona dell’alleanza di Dio con l’intera famiglia umana», Bergoglio, citando la sua esortazione apostolica Amoris Laetitia, ha anche criticato la Chiesa affermando che «abbiamo presentato un ideale teologico del matrimonio troppo astratto, quasi artificiosamente costruito, lontano dalla situazione concreta e dalle effettive possibilità delle famiglie così come sono. Questa idealizzazione eccessiva, soprattutto quando non abbiamo risvegliato la fiducia nella grazia, non ha fatto sì che il matrimonio sia più desiderabile e attraente, ma tutto il contrario.»
E adesso, ad ognuno il compito di tirare il Papa per la giacca in base a ciò che si preferisce rispetto alle parole da lui pronunciate. Ma in fondo, non è da meravigliarsene, considerando che Bergoglio è un gesuita e che ai gesuiti è stata sempre associata e riconosciuta una certa ambiguità, da alcuni definita, più prosaicamente, doppiezza.