Salute

Ansia, paura o psicosi di massa? Quali sono le differenze e i termini giusti da utilizzare in relazione all'emergenza COVID-19

(Dott.ssa Valentina Bassi, Psicologa  ) _ In questi giorni ho sentito utilizzare di frequente termini come panico e psicosi di massa, in relazione al fenomeno Coronavirus, così non ho potuto fare a meno di chiedermi se chi li usa conosca esattamente il significato di queste parole. Ho deciso quindi di scrivere questo articolo per spiegarli in modo chiaro e capire quali siano i termini corretti da usare in questa situazione.

Per prima vorrei parlare della paura, pensiamo a quante volte abbiamo sentito dire “Le persone hanno paura”, a questo termine viene sempre  data una connotazione negativa, ma in realtà questa è una reazione normale e adattiva. La paura è un emozione necessaria alla sopravvivenza perché ci permette di individuare le situazioni di pericolo e reagire adeguatamente.

Quando ci troviamo in pericolo infatti grazie alla paura viene inviato al cervello il segnale di accelerare il battito cardiaco e il ritmo respiratorio così da pompare più sangue ed ossigeno nei muscoli, che sono così pronti a scattare per la fuga o l’attacco. È questo che ci permette di metterci in salvo. È quindi giusto avere paura, purché questa non sia eccessiva, ma proporzionale al rischio che corriamo.

Strettamente legata alla paura è l’ansia, una reazione emotiva complessa che si presenta quando il pericolo a cui si è esposti è ancora incerto, per questo a volte si fatica anche ad identificare la fonte di ansia. L’ansia assomiglia alla paura, infatti provoca risposte fisiologiche simili, ma è meno intensa e dura più a lungo, può infatti persistere anche quando il pericolo è cessato. Può variare nella sua intensità e frequenza, si distinguono quindi l’ansia normale, i disturbi d’ansia ed il panico.  L’ansia non è necessariamente patologica, ma lo diventa quando è troppo intensa o troppo frequente e interferisce con il normale funzionamento della persona.

Il panico è una reazione fisica che si può manifestare con diversi sintomi ed è molto spiacevole per chi la prova. Il panico è legato all’ansia, infatti gli attacchi di panico vengono definiti anche crisi d’ansia. Questi attacchi sono spesso inaspettati e improvvisi, raggiungono il loro picco in pochi minuti, periodo nel quale si può provare la sensazione di svenire, soffocare, avere un battito cardiaco accelerato o essere a corto di fiato, spasmi, tremori, brividi, vertigini, dolori ai muscoli, nausea, vampate di calore, sudorazione, paura di morire o di impazzire. Diversi di questi sintomi devono essere presenti contemporaneamente per definire un attacco di panico.

Per ultimo vorrei parlare della psicosi di massa, questo termine è stato molto utilizzato, ma richiede innumerevoli chiarimenti. Normalmente si dice psicosi di massa per intendere una paura che si diffonde rapidamente, “psicosi” però è un termine che si usa in psicologia e psichiatria per intendere una serie di disturbi mentali caratterizzati da deliri, allucinazioni, eloquio e pensiero disorganizzato, comportamento motorio anormali e sintomi negativi (abulia o riduzione dell’espressione delle emozioni).

I disturbi psicotici di solito colpiscono solo un singolo individuo, ma in alcuni casi si può manifestare una sorta di psicosi collettiva, la cosiddetta “Follia a due”. Questa coinvolge una persona che presenta un disturbo psicotico e un’altra persona che è a stretto contatto con lui. L’altra persona assimila le convinzioni psicotiche del primo e le fa sue senza alcuna obiezione. È chiaro quindi che tutti questi termini non sono utilizzabili per spiegare la situazione attuale. Esiste però un altro fenomeno, l’ Isteria di massa. Il termine isteria oggi non è più utilizzato e viene spesso sostituito dal termine psicosi, da ciò deriva quindi il termine psicosi di massa, ma psicosi e isteria non sono la stessa cosa. L’isteria era infatti definita come una condizione in cui si univano disturbi psicologici e sintomi fisici. Si parla quindi di isteria di massa in quei casi in cui si manifestano episodi di improvvisa paura per un determinato fenomeno e le persone sviluppano i sintomi tipici di ciò che temono e rapidamente questi si diffondono tra le persone. Per chiarire meglio cosa si intende porto l’esempio di un caso accaduto in Bangladesh che è stato definito di psicosi di massa.

Alcuni studenti dopo aver mangiato della torta in cui hanno sentito un “gusto strano” hanno iniziato a sentirsi male, i sintomi sono stati tali da richiedere trasporti urgenti in ospedale. Le analisi tossicologiche sulla torta però hanno dato esito negativo, non c’era alcun motivo per cui le persone potessero essersi sentite male, infatti molti di coloro che avevano mangiato le stesse cose non hanno manifestato alcun sintomo.

Cerchiamo ora di comprendere quali siano i termini corretti da applicare alla situazione attuale. 

Molte persone di certo hanno provato paura per il Coronavirus, questa è una reazione normale perché ci porta a evitare quelle situazioni in cui è maggiore il rischio di contagio.

In alcuni casi può essere anche ansia, ad esempio quando si deve andare a fare la spesa perché è una situazione in cui ci possono essere dei rischi e l’ansia può persistere anche dopo essere tornati a casa per il timore di essere stati contagiati e l’impossibilità di avere la certezza immediata di stare bene. 

Il panico invece credo che lo abbiano provato in pochi ed in termini psicologi è scorretto utilizzare questa parola per situazioni generali, il panico è infatti una condizione di breve durata e che si manifesta con diversi sintomi fisici. 

Per quanto riguarda l’isteria di massa ci sono da considerare due situazioni, la prima riguarda il modo di dire “il coronavirus È una psicosi di massa”. Questo è sicuramente scorretto perché il coronavirus è una malattia che è stata riconosciuta dai medici quindi non può assolutamente essere dovuta solo a isteria di massa.

Diverso è invece il caso in cui si dice “il coronavirus PROVOCA una psicosi di massa”, è infatti possibile che alcune persone particolarmente spaventate e suggestionabili manifestino dei sintomi simili a quelli del coronavirus pur risultando negativi ai test, queste però sono situazioni particolari che non dovrebbero essere generalizzate a tutta la popolazione.

Autore Dott.ssa Valentina Bassi, Psicologa
Categoria Salute
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