Come organizzare una società più giusta
Le considerazioni seguenti sono a supporto dell'articolo "Una società più... giusta?", provando a descrivere quella che è oggi la "res publica" italiana, insieme ad alcune idee su come dovrebbe essere.
Riprendo quanto scritto alcuni anni fa.
... Una breve riflessione sul perché del sempre maggior successo che negli ultimi anni hanno acquistato i populisti nel nostro Paese... che come tradizione vuole sono fanfaroni senz'arte né parte, venditori di consenso, incapaci di idee, privi di cultura e di qualsiasi esperienza che vada al di là dell'arte della sopravvivenza in politica.Sono dei "Dulcamara" che si vendono come persone mandate dalla provvidenza - per questo è forte il loro richiamo alla più becera tradizione cattolica pre-conciliare - che dicono di avere il "magico elisir" per guarire tutti i mali. Gli sprovveduti e i disperati che gli prestano ascolto, cornuti e mazziati oltre che abbandonati da tutti, fanno ricorso alla elementare logica popolare - assolutamente comprensibile e oltretutto giustificabile - dicendo "abbiamo provato gli altri e siamo stati fregati, adesso proviamo questi... di peggio non possiamo attenderci".Come dar loro torto?Il guaio è che la loro rassegnazione, in questo periodo, viene raccolta da persone (come Salvini e Meloni) che, rispetto al passato, riescono pure ad essere peggiori del peggio che pensavamo di aver già raggiunto.L'attuale situazione politica è figlia degli errori della classe politica che ancora una volta si proclama responsabile e avveduta, ma che pervicacemente continua con tenacia a perseguire il proprio personale interesse di bottega per preservare quello che ha, senza minimamente guardare agli interessi del Paese e a ciò che effettivamente dovrebbe esser fatto per riformarlo.In che modo?È molto semplice, partendo dalle basi. In Italia i principali problemi, i più importanti da cui a cascata si generano tutti gli altri, sono sostanzialmente due: responsabilità e rappresentatività.La responsabilità è chiesta alle istituzioni e a chi le rappresenta. La riflessione è di una banalità sconcertante: come può lo Stato chiedere agli italiani di essere cittadini responsabili, ligi ai propri doveri e ai propri impegni, quando chi governa lo Stato - a vari livelli - dimostra giorno dopo giorno di essere un irresponsabile e di gestire la cosa pubblica senza neppure immaginarsi che le sue scelte avranno delle conseguenze sugli amministrati? Quando si gestisce male la cosa pubblica, in maniera irresponsabile, è diretta conseguenza che gli amministrati, anche solo per pura questione di sopravvivenza, non possano far altro che "arrangiarsi". Senza dimenticare che, da tutto questo, sono sempre i furbi e gli spregiudicati a trarne profitto... oltre ai veri e propri delinquenti.Esiste uno strumento per cambiare questa situazione in modo strutturale? Sì e si chiama rappresentatività. Come si mette in pratica? In maniera molto semplice: con un sistema elettorale basato su collegi uninominali e ballottaggio al secondo turno dei due candidati che abbiano raccolto più voti, nel caso al primo turno non ci sia nessuno che abbia ottenuto il 50% più una delle preferenze di coloro che si sono presentati alle urne.Che cosa accadrebbe se un parlamentare venisse eletto in questo modo? Una cosa molto semplice. Che, magicamente, fin da subito diverrebbe un vero dipendente degli elettori ed un vero rappresentante dei loro interessi, mentre adesso è solo un galoppino del segretario o presidente di partito che cerca di compiacere in tutti i modi, per ottenere un seggio sicuro nella prossima legislatura.Se un eletto con l'uninominale vuole ricandidarsi anche nella legislatura successiva deve coltivare il rapporto con gli elettori e tutelare i loro interessi e sarà suo personale interesse verificare che lo Stato svolga responsabilmente il proprio ruolo.Se la gente capisse l'importanza di questi due semplici concetti, pretendendone l'applicazione fin da subito, allora potremmo sperare di avere se non un Paese migliore, almeno un Paese normale con una classe politica in grado di essere finalmente degna delle istituzioni che pretende di rappresentare.
Quanto descritto sopra, spiega anche il perché - sistematicamente, quasi ferocemente - l'attuale classe politica (quasi tutta) pretenda di disegnare come sorpassate oltre che negative le ideologie che una volta erano alle base dei partiti, oramai utilizzati solo come macchine burocratiche di cui non possono fare a meno, del tutto privi di ideali e di idee di riferimento... i cosiddetti "...ismi", perché altrimenti farebbero a pugni con i loro interessi elettorali, basati su risposte legate a soluzioni che, al momento, la gente possa percepire come le più logiche e le più giuste. La classe politica odierna, con l'aiuto di media consenzienti, ha "addestrato" gli elettori a far credere loro che questo sia la modalità in cui si debba far politica, una modalità che non va al di là del quotidiano... con conseguenze deficitarie che non solo si possono immaginare, ma che si possono vedere.
Come creare una società più giusta?
Prima di tutto, partendo da una riforma della legge elettorale come descritta in precedenza cui associare una riforma costituzionale che meglio la supporti: una singola Camera con l'attuale numero di parlamentari dove le leggi potrebbero anche esser approvate in più passaggi.
Poi dovrebbe esserci una parte politica che promuova ideologicamente il "comunismo" come base di una società più giusta, elencando al contempo principi e metodi cui si ispira per promuovere la propria attività parlamentare e di governo.
Partiamo dal comunismo e dalle sue radici... che sono ebraiche e non certo marxiste. L'attuale pontefice nello spiegare la parabola, anzi il miracolo (!), della moltiplicazione dei pani e dei pesci faceva notare che il verbo utilizzato nel passo del Vangelo non era "moltiplicare", bensì condividere: spezzettando e mettendo insieme il pane e il pesce che erano in grande quantità per pochi alla fine era risultato più che sufficiente per tutti.
Non solo. Nel '500, un modello di società utopica e comunista (o comunitaria se si preferisce) è descritto nella seconda parte del "Libellus vere aureus, nec minus salutaris quam festivus de optimo rei publicae statu, deque nova insula Utopia" di Tommaso Moro: una società dove ciascuno contribuisce al sostentamento della comunità prestando a turno la sua opera e dove cultura, svago e riposo sono considerati non un lusso ma una necessità per tutti, nessuno escluso.
Quando si parla di comunismo, i neo o post fascisti fatti resuscitare dal per nulla compianto Silvio Berlusconi, partono dalla dittatura sovietica, proseguendo con i bambini mangiati in Cina e via di questo passo.
A differenza del fascismo, il comunismo non è solo un sistema di potere, come gli esempi del Vangelo e di Moro ben dimostrano, ma una ideologia da perseguire e proporre... e non da imporre. Come? Dalla seconda metà degli anni '70 si parlava di "terza via", senza capire che più o meno la terza via era già per lo più tracciata e attuata.
Abbiamo una costituzione già "comunista"... basterebbe solo metterla in atto: istruzione, sanità, giustizia, lavoro garantiti a tutti. Dalla fine degli anni '80, progressivamente, si è iniziato a smantellare ciò che invece doveva esser migliorato. Lo smantellamento è corrisposto col "regalare" al privato ciò che invece "doveva" rimanere pubblico. Nessuno impedisce alle cliniche private di esistere, ma è logicamente assurdo dare al privato la gestione della sanità pubblica che adesso costa sempre di più ed offre sempre di meno... ed è solo un esempio!
La progressiva e insensata corsa alle "liberalizzazioni", come se queste dovessero portare alla ricchezza a prescindere, ha progressivamente impoverito e incattivito la società, fino ad aumentare in maniera insensata le differenze tra chi ha (troppo) e chi non ha (nulla).
Ma di certo non è colpa dei fascisti se a sinistra non esiste una classe politica che proponga un messaggio ideologico chiaro, che non offra soluzioni concrete, che non dia prospettive concrete su come affrontare i problemi e su come agire per risolverli... Questo è il vero guaio e il vero ostacolo nel poter aspirare alla creazione di una società più giusta.
Qualche esempio? Anche solo dire di voler cercare di risolvere i problemi unendo due problemi sarebbe già di per sé un enorme passo avanti... quasi rivoluzionario.
Un esempio? La Riace di Mimmo Lucano: i migranti che arrivano e i comuni che si spopolano sono due problemi... messi insieme fanno una soluzione. Le aziende per assumere in maniera continuativa hanno bisogno di licenziare i dipendenti senza tante storie? E allora togliamo il lavoro a tempo determinato, permanente e a tempo indeterminato, ma accompagniamo il provvedimento con un altro che garantisca temporaneamente un lavoro pubblico e retribuito a coloro che rimangono disoccupati. Un provvedimento costoso? Forse no, se accompagnato da uno studio accurato sulle conseguenze della spesa interna che creerebbe un supporto anticiclico permanente in caso di recessione.
Avendo un'ideologia sinceramente comunista si potrebbe aspirare ad una società più giusta. Ma per avere delle idee ci dovrebbero anche essere delle persone capaci di promuoverle. Oggi, anche a sinistra, oltre lo slogan... niente.