Le conseguenze politiche dell'uso di armi chimiche a Idlib
Dopo la strage, la politica. Nella provincia di Idlib, a Khan Sheikhoun, la sola cosa certa è che siano state usate armi chimiche, quasi certamente sarin. Chi lo abbia fatto, almeno ufficialmente, sarà difficile stabilirlo.
Il dittattore siriano Assad gode dell'appoggio della Russia e la Russia, pertanto, ha cercato di scagionare l'esercito siriano da qualsiasi responsabilità. I russi non negano l'attacco, ma ne spiegano le conseguenze dovute al fatto che l'aviazione siriana avrebbe colpito un deposito di armi chimiche appartenute ai ribelli anti Assad. Da qui le conseguenze del massacro che, finora, avrebbe causato 74 morti - di cui almeno 20 i bambini e 17 le donne - e 557 feriti.
Hasan Haj Ali, comandante dei ribelli anti Assad a Idlib, ha qualificato come menzogna la dichiarazione russa.
La Russia, però, è isolata nel portare avanti questa tesi, sia tra gli alleati della coalizione che lottano contro l'Isis, sia dal punto di vista internazionale. Oggi si riunirà il Consiglio di Sicurezza dell'ONU, ma è difficile che possa decidere di avviare un'inchiesta ufficiale sulla vicenda, perché la Russia, membro permanente, quasi certamente si opporrà.
Nel frattempo, anche gli USA di Trump si sono schierati nell'indicare Assad come il mandante dell'attacco. Una posizione in contrasto con quella dell'amico Putin, ma bisogna vedere se tale affermazione sfocerà in qualcosa di concreto. Trump, in passato, aveva criticato Obama, definendolo debole, per aver rinunciato ad attaccare Assad in cambio della distruzione del suo arsenale chimico.
Adesso, però, Trump si trova più o meno nella stessa condizione di Obama. E se Obama è stato etichettato come debole per aver rinunciato ad un intervento diretto nei confronti del ditattore siriano, quali saranno allora le iniziative che il tycoon newyorchese intraprenderà? Un bel dilemma, non c'è che dire.
Oggi, durante l'udienza del mercoledì, anche il Papa ha condannato quanto accaduto con queste parole: «Assistiamo inorriditi agli ultimi eventi in Siria. Esprimo la mia ferma deplorazione per l’inaccettabile strage avvenuta ieri nella provincia di Idlib, dove sono state uccise decine di persone inermi, tra cui tanti bambini. Prego per le vittime e i loro familiari e faccio appello alla coscienza di quanti hanno responsabilità politiche, a livello locale e internazionale, affinché cessi questa tragedia e si rechi sollievo a quella cara popolazione da troppo tempo stremata dalla guerra. Incoraggio, altresì, gli sforzi di chi, pur nell’insicurezza e nel disagio, si sforza di far giungere aiuto agli abitanti di quella regione.»