Sono aumentate la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi e la quota di individui a rischio di povertà. Lo dice la Banca d'Italia nell'Indagine sui bilanci delle famiglie italiane. La quota di persone a rischio di povertà, cioè con un reddito equivalente inferiore al 60% di quello mediano (una definizione analoga a quella impiegata dall'Eurostat), è salita al 23% (19,6% nel 2006). Quasi una persona su quattro.

Il rischio di povertà è più elevato per le famiglie con capofamiglia più giovane, meno istruito, nato all'estero, e per le famiglie residenti nel Mezzogiorno; tra il 2006 e il 2016 è diminuito solo tra le famiglie con capofamiglia pensionato o con oltre 65 anni. Tra il 2014 e il 2016 la ricchezza netta è diminuita, quasi interamente per effetto del calo del prezzo delle case. La flessione è stata più marcata per i patrimoni più elevati. Il 5% più ricco detiene il 30% della ricchezza nazionale.

Sempre secondo l’indagine della Banca d'Italia sui bilanci delle famiglie italiane, il 30 per cento più ricco delle famiglie detiene circa il 75 per cento del patrimonio netto complessivamente rilevato, con una ricchezza netta media pari a 510.000 euro. Oltre il 40 per cento di questa quota (ossia il 40 di 75, ossia il 30%, ndr) è detenuta dal 5 per cento più ricco, che ha un patrimonio netto in media pari a 1,3 milioni di euro.

Secondo il rapporto la quota di ricchezza netta detenuta dal 30 per cento più povero delle famiglie, in media pari a circa 6.500 euro, è l'1 per cento.