Nelle ultime due settimane abbiamo assistito ad un celerissimo dibattito sulla necessità storica di una Presidente donna della Repubblica italiana. Qualcuno è anche riuscito ad invocarla per ventiquattr’ore, purché di “alto profilo”. E ho letto con interesse i vari commenti intelligenti, di fatto velenosi sulle possibili candidate, mere “agenti del patriarcato dominante” come ci ha tenuto a descriverle al plurale, non da ultimo, il saggista? Pierfranco Pellizzetti su Micromega in data 5 gennaio.
Dove ovviamente le opinioni di scrittrici, giornaliste, personalità dello spettacolo, cioè “un gruppo di amiche” sono state immediatamente bollate come scontate e imbarazzanti, così come automaticamente insultate le quirinabili, dame assetate di soldi e potere in tailleur manageriale, o addirittura tutte pizzi e falpalà, a conferma di una banalità (del male?) infiocchettata. La conclusione più o meno diffusa e in circolazione per qualche ora è più o meno la seguente: la rosa di nomi possibili rappresenta “una fauna” generica, e prodotto di criteri maschilistici. Al punto che semmai dovesse accadere, secondo questa logica, cioè semmai fosse eletta una donna, sarebbe un’operazione di facciata, e in fondo, una classica “donna di servizio”. E magari alternando camicette, top e maglioncini, non ci sarebbe neanche il problema di chi stira tutte quelle camicie del potere inamidato.
Quello che invece proprio non comprendo, o si comprende benissimo è perché quando s’invoca un presidente, (che noi popolo sovrano diamo per scontato che sia di alto profilo) e che speriamo garante della costituzione per costituzione, soldi e potere non sono all’ordine del giorno, l’importante è l’apparenza, quella familiare, il buon padre di famiglia, già soddisfatta dalla sembianza maschile, già nonno, magari con una capigliatura imbiancata, che rassicura, qualche nipote, che la genealogia è plus, soprattutto a Natale, un bel completo blu, e la cravatta da appaiare con altri capi di stato, e presiedere a sfilate militari. Diciamolo, più rassicurante e più in linea con una sana dialettica con il popolo calcistico e i regimi stranieri.
È vero, non c’è più un Gheddafi che viene a piantare la tenda beduina e a indottrinare sul Corano qualche centinaia di hostess piacevolmente apparenti e sottopagate, dopo la prima colazione al Quirinale certamente.
Ma la realizzazione di servizi fotografici relativi alle attività dei presidenti della Repubblica rientra (fin dal primo ordinamento del Segretariato generale del 1948) tra le funzioni dell'Ufficio stampa, che cura anche le relazioni con le radiotelevisioni e con la struttura RAI-Quirinale. E dunque regime per regime, qualche novità mediatica, una Presidente certo la porterebbe, costringendo a ripensare l’immagine stessa del capo dello Stato. E pure l’immaginario di una nazione. Per gli Affari diplomatici, il Consiglio supremo di difesa, il Consiglio superiore della Magistratura, gli Affari militari, il Cerimoniale, il Patrimonio e l'Intendenza. Non da ultimo il potere di grazia. Conferisce onorificenze. Nomina.
E allora la facciata conta, perché non è per niente scontato che la foto ritragga una Signora Presidente in gonnella. E perché no, anche discretamente fashion, per il tanto lodato made in italy e per la gioia di Wallstreet.
E infine l’articolo 84: "Può essere eletto Presidente della Repubblica ogni cittadino che abbia compiuto cinquanta anni di età e goda dei diritti civili e politici". Ogni cittadino, non per sesso, ma per genere, individuo nella parità di genere. Persone insomma.
La Presidente della Repubblica che ancora non riusciamo ad immaginare, ma che ci piacerebbe s'incarnasse per una volta, e crediamo sia giunta pure l'ora, può rappresentare una virtù politica anche nel cosiddetto patriarcato, una donna di facciata, sì, la vogliamo, machiavellicamente “con lo spirito pronto al fatto” che, se è necessario non esserlo, si possa e si sappia fare il contrario".
Nel regime dell’alternanza di regime, una piccola differenza sarebbe così incardinata nella visività, e forse anche dalla voce. E nello scarto del visibile tra regime e regime, chissà, potrebbe improvvisamente apparire un dialogo possibile, in cammino verso una democrazia, e una piena cittadinanza. Poiché i diritti delle donne sono diritti umani. Per tutte e tutti. Universali. Anche per te, che disprezzi la Presidente di facciata.