Gli ultimi dati dell'Office for National Statistics (ONS), l'Istat britannico, hanno rivelato che l'occupazione nel Regno Unito, tra aprile e giugno, è diminuita facendo registrare il record negativo negli ultimi 10 anni, con un calo degli occupati pari, nel secondo trimestre dell'anno, a -220.000 unità.

Ad essere più colpiti dalla crisi economica legata alla pandemia, sono stati sia i lavoratori più giovani, che quelli più anziani, oltre a quanti svolgono soprattutto lavori manuali.

La cifra, però, non include le persone in congedo, anche temporaneo, ma non retribuito, in quanto considerate ancora occupate.

Nonostante tutto, il tasso di disoccupazione nel Regno Unito è stato stimato al 3,9%, sostanzialmente invariato sia in relazione al precedente trimestre, che a quello dello scorso anno.

Dati, quelli britannici, da considerare a prima vista più che soddisfacenti... almeno per il momento. Il problema però, è che il dato dell'ONS dovrà in futuro tener conto del fatto che, man mano che scadranno i provvedimenti tampone messi in atto da Jonhson per arginare gli effetti della crisi, una parte dei milioni di persone finite in una sorta di "cassa integrazione" pagata direttamente dal Governo, inizieranno ad essere licenziate.

Lo hanno già dichiarato le aziende che operano nel settore della ristorazione, annunciando di star già pianificando tagli ai posti di lavoro.

Pertanto, il dato negativo sulla disoccupazione nel secondo trimestre dell'anno può finire per rappresentare la calma prima della tempesta, considerando che il Regno Unito ha speso finora più di 40 miliardi di sterline per mettere in atto misure a sostegno dell'occupazione e del reddito dei lavoratori autonomi.