Alla Camera, il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Enzo Moavero Milanesi - a molti sconosciuto, visto che la politica estera del nostro Paese è di volta in volta dettata dalle dichiarazioni di Salvini, Di Maio e Di Battista - è intervenuto per far sapere, dopo molti giorni dallo scoppio della crisi, quale sia la posizione dell'Italia sulla situazione in Venezuela.

Nel paese sudamericano lo scorso 23 gennaio, durante una manifestazione, Juan Guaidó si è autoproclamato presidente ad interim, aprendo di fatto una crisi politica con il presidente in carica Nicolás Maduro.

Prima che Guaidó facesse la sua dichiarazione, Donald Trump, sbagliando i tempi di una sceneggiatura evidentemente già scritta in precedenza, lo ha riconosciuto come unico interlocutore legittimo degli Stati Uniti per il Venezuela, trasportando così la crisi a livello internazionale.

Molte nazioni occidentali, comprese quelle europee, hanno seguito l'esempio di Trump, altre si sono schierate con Russia e Cina dalla parte di Maduro, vedendo in Guaidó né più né meno che un golpista, altre ancora hanno auspicato un dialogo tra le parti per arrivare a nuove libere elezioni presidenziali che ridessero la parola ai venezuelani.

Come sempre accade, il paradosso di questa vicenda è rappresentato proprio dai venezuelani, prigionieri di una situazione che li vede letteralmente alla fame in un Paese ricchissimo di petrolio, ma alle prese con una crisi economica ingovernabile ed una iperinflazione che rende inaccessibili anche i generi di prima necessità.

Naturalmente, tutti dicono di voler fare gli interessi del popolo venezuelano, ma in realtà, a nessuno dei Paesi che supportano Maduro o Guaidó interessa minimamente il loro destino. La crisi internazionale ha ragioni geopolitiche ed è collegata esclusivamente al petrolio e al controllo delle  immense riserve presenti in Venezuela.

La posizione delle Nazioni Unite è una posizione di intermediazione e di dialogo, quella che anche i 5 Stelle avevano promosso fin dall'inizio, mentre l'altra componente del Governo, la Lega, aveva sposato in toto la linea Trump.

Per circa due settimane, quindi, l'Italia non ha avuto sulla vicenda una posizione ufficiale chiara e unitaria, nonostante l'importante ruolo indiretto che il nostro Paese ha nella vicenda, dato che una larga parte della popolazione del Venezuela ha origini italiane e molti sono i nostri concittadini residenti in quel Paese.

Guaidó, che oggi sarà a capo di una nuova manifestazione a Caracas, organizzata per forzare la capitolazione di Maduro - con il rischio sempre più elevato di una guerra civile - lunedì aveva scritto una lettera aperta all'Italia in cui esprimeva il suo "profondo sconcerto" per il fatto che il nostro Paese non si fosse ancora schierato ufficialmente dalla sua parte:

"Non capiamo perché il Paese europeo a noi più vicino non prenda una posizione chiara e netta contro il dittatore Maduro e non chieda, con forza, libere elezioni sotto l'egida della comunità internazionale e lo sblocco degli aiuti umanitari. ... Sono sicuro che il popolo italiano è dalla nostra parte, dalla parte della democrazia, della libertà e della giustizia".

Oggi, in Parlamento, Moavero ha ufficializzato la posizione dell'Italia, dichiarando che le forze politiche che sostengono la maggioranza impegnano il Governo "a sostenere gli sforzi diplomatici anche attraverso la partecipazione a forum multilaterali, al fine di procedere, nei tempi più rapidi, alla convocazione di nuove elezioni presidenziali che siano libere credibili e in conformità con l'ordinamento costituzionale."

Una posizione intermedia, in linea con quella sostenuta dal Movimento 5 Stelle... ma arrivata con due settimane di ritardo. Possibile che nessuno nel Governo abbia capito l'importanza di esprimere una linea ufficiale dell'Italia fin dal 24 gennaio?