Dal 10 settembre il Parlamento britannico rimarrà chiuso e riaprirà solo il 14 ottobre
Dopo che in serata la Camera dei Comuni dirà nuovamente no a Boris Johnson, che questo lunedì ha chiamato nuovamente i deputati ad esprimersi perché il 15 ottobre la Gran Bretagna torni a votare per le elezioni politiche, i lavori del Parlamento britannico saranno sospesi e riprenderanno solo il 14 ottobre con il discorso della regina... a due settimane dalla data di scadenza della Brexit.
Alle legge approvata la scorsa settimana che vieta una Brexit senza accordo imponendo a Johnson di chiedere una nuova scadenza al Consiglio europeo manca solo il via libera formale della regina, ma già l'inquilino di Downing street è al lavoro per studiare delle contromosse che possano aggirarla.
Una possibilità in tal senso è che Johnson possa contare sull'appoggio di un leader europeo che possa votare contro la decisione, che deve essere unanime, degli altri membri del Consiglio europeo.
Un'altra è che il premier britannico invii una richiesta di proroga a Bruxelles, obbedendo così alla volontà espressa dal Parlamento, salvo poi, il giorno successivo inviarne un'altra per disconoscere la precedente.
Siamo alla farsa... ma su queste linee guida i consulenti legali di Downing street stanno lavorando per trovare una scappatoia che eviti a Boris Johnson di compiere un atto per lui talmente ripugnante, tanto da aver dichiarate di preferire la morte, pure in un fosso, pur di evitare di compierlo!
Nonostante che da quando sia entrato in carica, il suo governo abbia già dovuto cambiare tre ministri e che in Parlamento non abbia più una maggioranza che lo sostenga, Johnson sembra avere un notevole gradimento nel Regno Unito, con gli elettori disposti a rinnovargli la fiducia in caso di nuove elezioni.
Elettori, però, a cui viene nascosto il piano Yellowhammer, con le decisioni e le previsioni del governo relative alle conseguenze di una Brexit senza un accordo che regoli i rapporti con gli Stati dell'Unione europea, opzione che logicamente, in base alle sue scelte, sembra essere quella a cui Johnson sta strenuamente cercando di dar corso.
Il premier britannico si è incontrato con quello irlandese Leo Varadkar per parlare di come aggirare il backstop per regolare agli scambi tra le due Irlande, nodo principale ad un accordo sulla Brexit. Varadkar ha dato la sua disponibilità a mettere da parte il backstop, aggiungendo però che è comunque necessaria, come alternativa, una soluzione credibile per sostituirlo, aggiungendo che al momento non è stata ancora indicata.
I partiti di opposizione, Labour, SNP, Liberal Democrats, Green Party, Independent Group for Change e Plaid Cymru che anche questo lunedì mattina si sono riuniti, hanno concordato di non appoggiare neppure stavolta la proposta di nuove elezioni che, invece, potranno prendere in considerazione solo dopo che una nuova data di scadenza della Brexit sia stata fissata.