Nel leggere l'ultimo resoconto sull'andamento della guerra in Ucraina fornito all'agenzia Tass dal portavoce del ministero della Difesa russo, il tenente generale Igor Konashenkov, sembrerebbe quasi che, in questo momento, più che di una controffensiva si dovrebbe parlare di una ritirata dell'esercito di Kiev che nelle ultime ore avrebbe subito perdite a Kherson e a Donetsk, oltre ad aver sfiorato ancora una volta il disastro nei bombardamenti effettuati presso la centrale nucleare di Zaporozhia.

Resoconto però che non combacia del tutto con le recenti parole di Putin che, dopo il vertice in Uzbekistan, ha dichiarato:

"La nostra operazione offensiva nel Donbass non si ferma. Sta andando avanti - non ad un ritmo molto veloce - ma stiamo gradualmente acquisendo sempre più territorio", senza però dimenticarsi di aggiungere e rimarcare che "l'esercito russo non sta combattendo al massimo delle sue capacità... sta combattendo solo l'esercito formato da soldati professionisti", minacciando una risposta "più seria" se gli attacchi ucraini dovessero continuare.

Nel sud, i russi stanno ormai perdendo il controllo del territorio dell'oblast di Kherson a nord del Dnipro, mentre nel nord-est si sono  quasi completamente ritirati dall'oblast di Kharkiv, mentre più che avanzare, in quello di Donetsk, sembrano impegnati a non ritirarsi dalla città capoluogo di quella regione, nelle loro mani dal 2014.


Una situazione che è vista con timore dall'amministrazione Biden che teme che Putin, pur di non perdere la guerra, possa ricorrere all'utilizzo di armi non convenzionali.

In un'intervista rilasciata alla trasmissione 60 Minutes, della CBS, al presidente Biden è stato chiesto cosa avrebbe detto a Putin se avesse preso in considerazione l'utilizzo di armi di distruzione di massa in Ucraina.

"Non farlo, non farlo", è stata la risposta di Biden.

A Biden è stato quindi chiesto che cosa accadrebbe se invece Putin vi facesse ricorso.
 
"Ovviamente, non lo dico, ma sarebbero la risposta sarebbe consequenziale... la risposta sarebbe determinata da ciò che i russi avrebbero fatto".


E in base a tali considerazioni, proseguono tra dubbi e incertezze i colloqui tra Kiev e Washington su quali armi in futuro inviare all'esercito ucraino, che dagli Stati Uniti punta ad ottenere i sistemi di difesa aerea Patriot, gli aerei da caccia F-16 (datati, ma sempre molto efficienti) e i droni Grey Eagle. Armi che avvantaggerebbero ulteriormente le capacità militari dell'Ucraina. Ma gli Stati Uniti temono che con un esercito russo in rotta, Putin non avrebbe alcuna remora a ricorrere ad armi chimiche o nucleari. 


Intanto le autorità ucraine hanno iniziato ad investigare su un luogo nella città di Izyum recentemente liberata, dove sono state sepolte numerose persone  anche in una fossa comune, tuttora all'attenzione di esperti che stanno vagliando le prove per stabilire quanti di quelle morti siano conseguenti a dei veri e propri crimini di guerra.


Dal 24 febbraio, secondo lo stato maggiore della Difesa, in Ucraina la Russia ha perso finora 54.250 soldati, 2.202 carri armati, 4.701 veicoli corazzati da combattimento, 3.571 veicoli e serbatoi di carburante, 1.306 sistemi di artiglieria, 312 sistemi di lancio multiplo di razzi, 168 sistemi di difesa aerea, 251 aeroplani, 216 elicotteri, 911 droni e 15 imbarcazioni.


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