Dalle pagine di Avvenire, il teologo Giuseppe Lorizio ha commentato il Credo salviniano, cioè la campagna di propaganda ideata dall'intramontabile Luca Morisi per le prossime politiche, nel seguente articolo: Si fa presto a dire «credo» ma non senza conseguenze.

Matteo Salvini, o chi per lui, ha risposto in questo modo:

Caro direttore,Giuseppe Lorizio, commentando il manifesto della Lega #credo, ha posto una distinzione fra due forme del credere: un credere "forte", che si può rivolgere unicamente ad un "Chi", ovvero a Dio creatore, e un credere "debole" in progetti, intenzioni, principi e valori. Io preferisco parlare invece di un credere teologico, che per un liberale e democratico può esprimersi, se credente, solo verso la divinità, e un credere laico.Credere, nella lingua italiana, significa "ritenere vera una cosa", insomma essere persuasi della sua verità. Persuasione a cui si arriva per esperienza o per ragione non per rivelazione. E qui sta la differenza fra il credo religioso e quello laico. Come si afferma chiaramente nel manifesto, si è in presenza di un atto di fede laica, non in un "Chi", ma in un "qualcosa".Sgombrato dunque il campo da ogni possibile confusione, i passaggi decisivi sono a mio avviso due. Innanzitutto il recupero, ragionato ed esperienziale, di certezze. In una società liquida, sfiduciata, corrosa di relativismo, e infine sempre negativa, è importante tornare a "credere" in qualcosa. È insieme l'ottimismo della ragione e della volontà. Credere è dunque l'opposto di dubitare.È voglia di fare, di costruire, di operare per ridare coesione alla nostra società, per rilanciare l'Italia, partendo da valori chiari, sentiti, vissuti concretamente. E allora il punto decisivo è capire se si condividono i valori a cui ci si affida per ricostruire una res publica.E qui non posso che citare alcuni passaggi a mio avviso decisivi del nostro manifesto:"Credo nella bella politica e nel bello della democrazia, credo nella libertà, nella giustizia sociale, e nel merito, credo che la persona venga sempre prima dello Stato, credo che tutti gli Italiani vadano tutelati a partire dai più fragili, credo nel valore del rispetto e dei doveri che danno senso ai diritti, nella giustizia giusta, in una sanità che non lascia indietro nessuno, in una scuola che prepari davvero al lavoro, in pensioni dignitose, nella difesa dell'Italia: l'immigrazione è positiva quando è legale e controllata, e milioni di donne e di uomini stranieri che vivono in Italia e arricchiscono le nostre comunità ne sono un esempio". Ovviamente questi valori vanno poi vissuti coerentemente. Aggiungo: credo nel valore della vita, da preservare dall'inizio alla fine.Credo nel ruolo fondamentale dei Centri di Aiuto alla Vita, che da decenni in tutta Italia aiutano ragazze e donne a diventare mamme; credo nella lotta a ogni genere di droga; credo nel ruolo fondamentale di associazioni, parrocchie e comunità locali (dove governiamo cerchiamo di sostenere queste realtà in ogni maniera possibile).Se il relativismo ha contribuito a corrodere la società occidentale, ritornare ad avere fiducia in valori e obiettivi alti è a mio avviso il presupposto per la rinascita del nostro Paese. Ed è questa la sfida che deve coinvolgere credenti e non credenti: riconoscersi in un sistema di valori condiviso per recuperare quel senso di unità fra i consociati, nel segno del primato della persona umana, abbandonando la "brutta" politica fatta di odio, maldicenza, sospetti, insinuazioni, insulti.Una politica che riparta, in definitiva, da un gesto di fiducia, ovvero un atto laico di fede: credere nel prossimo e nel nostro Paese".

Lasciando stare i contenuti del credere salviniano, persino ipocritamente grotteschi quando disconosce - proprio lui! - il fare politica basato sull'odio, riporto di seguito una banale considerazione per dimostrare quanto sia logicamente sbagliata la propaganda scelta dal Morisi per supportare le fortune elettorali di Matteo Salvini.

Dato che in fatto di Credo i preti hanno subito drizzato le antenne, prendiamo allora ad esempio alcuni passaggi del Credo per eccellenza, quello del concilio di Nicea, la professione di fede dei cristiani:

...Credo in un solo Signore, Gesù Cristo,
unigenito Figlio di Dio,
nato dal Padre prima di tutti i secoli:
Dio da Dio:
Luce da Luce,
Dio vero da Dio vero,
generato, non creato,
della stessa sostanza del Padre;
per mezzo di lui tutte le cose sono state create.
Per noi uomini
e per la nostra salvezza
discese dal cielo
e per opera dello Spirito Santo
si è incarnato nel seno della Vergine Maria
e si è fatto uomo. ...

Pertanto, proprio anche grazie alla cultura cattolica, il credere indica soprattutto un modo di pensare radicalmente fideistico, cioè giustifica la fede in ciò che la ragione non riesce a dimostrare.

Quindi, per Salvini, la politica è un atto di fede, i suoi principi sono un atto di fede. Ma se nel governare la fede prevale sulla ragione, non si tutelano gli interessi di una comunità, ma solo gli interessi di una parte della comunità che crede in ciò in cui Salvini crede.

Nel pensiero greco classico, il termine credenza è usato per descrivere quella forma di conoscenza che, basandosi sull'opinione soggettiva, non possiede la certezza obiettiva della verità.

"Il concetto di doxa - riporta Treccani - entra nel pensiero greco, più che a sottolineare scetticamente il carattere relativistico del conoscere, per suggerire dialetticamente l'esistenza di quella vera conoscenza che costituisce il fondamento delle varie dòxai: in questo significato positivo e dialettico, la storia del termine è la storia stessa della scienza nella sua pretesa di assolutezza e di universalità, al di sopra e al di là delle opinioni".

Ma il credo salviniano non prevede opinioni che siano diverse o difformi dalle proprie. Per questo la sua campagna di propaganda è politicamente assurda e, pertanto, sbagliata... soprattutto per chi pretende di governare tutti i cittadini di una nazione, anche coloro che non lo hanno votato e non credono affatto in ciò in cui Salvini crede.