"Se i poliziotti non possono usare le manette per fermare un violento, ditemi cosa dovrebbero fare, rispondere con cappuccio e brioches?"

Chi può aver mai fatto un'affermazione del genere? La risposta è scontata, come persino la domanda: il ministro dell'Interno Matteo Salvini che, continuando a mascherarsi da poliziotto, anticipando il periodo del Carnevale, ha evidentemente finito per immedesimarsi nella parte, finendo per credere di esserlo veramente.

Così, per il ministro dell’Interno, i suoi "colleghi" non hanno fatto nulla di sbagliato quando ad Empoli hanno ammanettato Arafet Arfaoui, 32enne tunisino che, colto da un malore, è deceduto.

"Un immigrato, con precedenti penali e fermato per aver usato denaro falso, è morto per infarto nonostante gli immediati soccorsi.

Tutto il mio sostegno ai poliziotti che, aggrediti e morsicati, hanno fatto solo il loro lavoro: per fermare un violento ed evitare altri danni si usano le manette, non le margherite", ha poi in seguito meglio precisato lo stesso Salvini.

Secondo Luigi Manconi, che delle questioni relative al rispetto dei diritti umani si è occupato per anni, "la vittima aveva, oltre che le manette ai polsi, le caviglie legate e si trovava, di conseguenza, in una condizione di totale incapacità di recare danno ad altri e a sé. Come è potuto accadere - si è chiesto Manconi - che in quello stato abbia perso la vita e che non si sia trovato modo di prestargli soccorso?"

In Italia, non sono certo preistorici i casi Cucchi e Aldrovandi, dove rappresentanti delle forze dell'ordine hanno abusato del loro potere, causando la morte di persone che non avevano avuto neppure comportamenti violenti.

Questo vuol dire che i poliziotti di Empoli siano degli assassini? Naturalmente nessuno lo afferma e nessuno lo può neppure ipotizzare.

Quello che impressiona e che fa sbalordire è che un ministro che ha competenza sul lavoro e sul comportamento della polizia lo possa escludere a prescindere. Una persona "normale" avrebbe detto, commentando l'episodio, che un'inchiesta avrebbe fatto luce sull'accaduto, confidando sulla correttezza dell'intervento da parte della polizia, e che eventuali responsabilità sarebbero state valutate dai giudici.

Questo avviene normalmente nei Paesi democratici. E in quei Paesi, se un ministro dell'Interno dice quello che ha detto Salvini, automaticamente viene sfiduciato dal Governo e dalla maggioranza parlamentare che lo sostiene, perché non solo è indegno di ricoprire quell'incarico, ma è prima di tutto inadatto, perché non ha capito quali siano le sue competenze e i doveri costituzionali a cui deve attenersi.