Toc, toc! Niente. Toc, toc, toc... ancora niente. Se qualcuno, durante la registrazione della puntata di Otto e Mezzo di venerdì 12 novembre avesse bussato alla scatola cranica di Matteo Renzi, il suo cervello non avrebbe potuto rispondere... ma non tanto perché Renzi ne sia sprovvisto, quanto per il fatto che lo aveva momentaneamente sostituito con una pecie di risponditore automatico che, in funzione di determinate domande, inviava puntualmente dei messaggi registrati che poco o nulla avevano a che fare con i contenuti su cui, di volta in volta, il senatore di Rignano sull'Arno era invitato a dare spiegazioni.

Umanamente c'è da capirlo, visto che doveva convincere gli spettatori di aver agito coerentemente in relazione ad alcune delle sue frequenti capriole logiche che un giorno lo vedono accalorarsi su un argomento, mentre in quello successivo lo si scopre a fare l'esatto contrario.

Così, Renzi ha cercato di far trascorrere il tempo della trasmissione buttandola in caciara, provocando gli altri ospiti (Marco Travaglio e Massimo Giannini), non rispondendo a domande precise o facendolo a sprezzo del ridicolo... il tutto condito da espressioni facciali in stile emoticon che, secondo lui o secondo il consulente che ne cura l'immagine (se ne ha ancora uno), avrebbero dovuto rendere risibili, fuori luogo o assurde le domande e le osservazioni a cui era chiamato a dare il suo punto di vista.

Come detto in precedenza, umanamente c'è da capirlo, visto che Renzi doveva rispondere su fatti che ben descrivono la spregiudicatezza che caratterizza quella che lui chiama politica con la p maiuscola.

L'apertura della trasmissione per il senatore è stata imbarazzante e riguarda quanto pubblicato da il Fatto, riportato nelle carte dell'inchiesta Open, in relazione ad un piano riassunto in una mail che a gennaio 2017 fu mandata da Fabrizio Rondolino a Matteo Renzi (e/o al suo staff), che successivamente veniva inoltrata all'amico Carrai.

In questa mail Rondolino illustra il piano "Tu scendi dalle stelle": una strategia "bellica" per distruggere il Movimento 5 Stelle e il Fatto Quotidiano. Come? Dotandosi di una redazione ad hoc composta di due giornalisti di inchiesta e di un investigatore privato, che doveva avere come scopo quello di diffondere notizie, rivelazioni e indiscrezioni tese a distruggere la reputazione e l'immagine pubblica dell'avversario politico. Il materiale doveva essere pubblicato su un sito creato allo scopo ma su un server estero (di un Paese con cui l'Italia non avesse accordi per inchieste giudiziarie) non riconducibile al Pd o a Renzi e poi rilanciato da una rete di fake con due tipi di contenuti: dei post per ridicolizzare il nemico e delle inchieste allusive e intrinsecamente diffamanti per "sputtanare" gli avversari... Grillo, Di Maio, Di Battista, Fico, Taverna, Lombardi, Raggi, Appendino, Casaleggio, Travaglio e Scanzi.

Renzi, in trasmissione,  ha negato che quanto suggerito da Rondolino sia stato messo in atto, ma dopo esser stato informato del piano, Carrai scrive a Renzi e ad alcuni collaboratori della Fondazione Open suggerendo di costruire una piccola dagospia per un piano di contropropaganda antigrillina. Giudicate voi.

Renzi poi si è rifiutato di dare spiegazioni sulla mancanza di etica messa in luce dalla sua attività extraparlamentare, cercando di far credere di essere vittima di chissà quale complotto messo in atto dalla magistratura (anche se non ha spiegato per conto di chi)  nei suoi confronti per aver pubblicato il suo conto corrente, definendo ciò un hackeraggio di Stato.

In realtà, nelle pagine dell'inchiesta sono finiti solo i pagamenti ricevuti da Renzi per la sua attività extraparlamentare di cui lui va fiero e di cui lui dice di non vergognarsi, aggiungendo che sui suoi introiti aggiuntivi all'attività di senatore, paga le tasse in Italia. Ma allora, perché Renzi si accalora tanto se i suoi introiti sono stati resi pubblici? Se lui li ritiene dovuti, dal punto di vista etico, perché indignarsi? Su questo sito è stato pubblicato un articolo che riguarda un parlamentare britannico messo sotto inchiesta per la sua attività extraparlamentare. Di lui, però, i suoi elettori sanno che nel 2020 ha guadagnato 900mila sterline facendo l'avvocato. Non è un mistero. Ma allora perché Renzi si indigna di ciò che lui stesso avrebbe dovuto rendere pubblico?

E come ha giustificato, Renzi, il palese conflitto d'interessi rappresentato dalle sue molteplici attività che affiancano quella di senatore e leader di partito? Non lo ha fatto, come non ha spiegato come sia possibile che un paladino dei diritti dei gay, come lui spesso ama rappresentarsi richiamandosi alla legge sulle unioni civili, possa esser diventato un pr di bin Salman, che i suoi amici americani, senza tante storie, lo etichettano come mandante dell'assassinio del giornalista Jamal Khashoggi, il cui  corpo è stato poi fatto a pezzi e bruciato. Ce ne vuole di stomaco per non vergognarsi di ricever soldi da un personaggio simile, definendolo promotore del rinascimento arabo.

Renzi ha commentato così la sua partecipazione alla trasmissione della Gruber:"A #OttoeMezzo erano tre contro uno. Ma mi sono divertito perché non mi fanno certo paura loro. Ci hanno già provato ai tempi della crisi Conte-Draghi. Colpo su colpo si ribatte su tutto. E la verità viene fuori. Ora buttiamoci sulla partita. Notte a tutti e grazie per il sostegno".

Mettendo da parte la questione di chi possa sostenere le tesi di Matteo Renzi oltre ai suoi bot che militano sui social, crea invece un certo sgomento come un parlamentare etichetti avversari politici dei giornalisti che puntualmente lo hanno messo di fronte alle sue numerose e palesi contraddizioni, di cui lui, altrettanto puntualmente, non ha dato conto. Una spregiudicatezza ed un'arroganza tali che dimostrano che lui del giudizio  degli elettori non ne tiene minimamente conto. Ed è forse per questo che il suo "partitino" arranca intorno al 2%.