A Genova si lavora per rimuovere le macerie, ma si spera ancora di trovare qualcuno in vita
I vigili del Fuoco che ininterrottamente continuano ad operare nei pressi del Polcevera, anche se non tutte le speranze sono perdute, stanno lavorando ormai più che per portare soccorso a possibili superstiti sopravvissuti al crollo del ponte Morandi, per rimuovere le macerie e recuperare i corpi dei dispersi, il cui numero è indicato tra i 10 e i 20. Alle 22, la Prefettura di Genova ha fissato l'ultimo bilancio della tragedia in 38 morti e 11 feriti ancora ricoverati.
«Si tratta di un lavoro certosino, lento, che richiede molto tempo - ha dichiarato all'agenzia Reuters Stefano Zanut, architetto e direttore vice dirigente del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco di Pordenone, presente sul posto. - Ad ora è impossibile fare una stima di quanto potranno andare avanti i lavori, la cui intensità non è mai calata. Continuiamo a lavorare con grande forza d'animo.
Si lavora in sincronia con macchine e unità cinofile: cerchiamo di trovare dei punti per penetrare queste macerie incredibilmente pesanti, a quel punto intervengono le macchine per aprire dei varchi, in cui poi entrano i cani.»
La speranza, seppure esigua, di trovare qualcuno in vita, è data dall'ammasso di strutture di cemento molto grandi, che se da un lato rende complicati i lavori di rimozione, dall’altro potrebbe aver contribuito a creare il cosiddetto «triangolo di sopravvivenza», in cui resta aria e spazio vitale, ha dichiarato Zanut.
Nel frattempo, il pezzo di ponte appoggiato verticalmente nel greto del fiume è stato rimosso, così come le auto e i furgoni che erano stati abbandonati dagli occupanti sui tronconi del ponte rimasti in piedi, dove è stato piazzato un georadar per verificare se la struttura si stia muovendo e, nel caso, in che direzione.
Il problema del ponte "sospeso" riguarda i 13 edifici che sorgono al di sotto, abitati da 558 persone attualmente sfollate. Persone che non solo non sanno quando potranno tornare nelle loro case, ma che addirittura non sanno se lo potranno mai fare in futuro. Un aspetto non certo irrilevante della tragedia a cui tecnici e istituzioni ancora devono trovare una soluzione.
Soluzione che dovrà essere trovata anche per i problemi legati al traffico, sia autostradale che cittadino. Il viadotto crollato, oltre ad unire Genova, costituiva la via principale per l'accesso al porto e all'aeroporto.