La proposta di Salvatore Giuliano, ovviamente non il bandito ma il sottosegretario all'Istruzione in quota 5 Stelle, è convincente. Creare "una task force di 120 docenti iper-specializzati per sostenere le scuole italiane nell'innovazione metodologica e didattica, soprattutto tramite le nuove tecnologie.

I docenti che formeranno queste equipe formative territoriali presteranno servizio presso scuole polo dedicate e coordineranno nei rispettivi territori iniziative mirate e attività di formazione."

Il tutto, finalizzato ad un nuovo modo di fare scuola. Infatti, "questa squadra di insegnanti, facilitatori dell'innovazione, insieme alle comunità scolastiche, sarà il catalizzatore di metodologie didattiche sempre più necessarie per valorizzare la creatività e la capacità dei nostri giovani di essere i protagonisti di un futuro migliore."


Quella sopra riportata è l'ultima delle tante proposte del Governo del cambiamento, una di quelle che vengono date come già fatte e operative, ma di cui si dimentica sempre di dire dove, quando, come e, soprattutto, con quali risorse saranno messe in atto.

Ma l'importante, di questi tempi, è annunciare, sempre sorridendo e far credere che siano già operativi provvedimenti che, ben che vada, sono al massimo progetti sulla carta.

A ulteriore riprova, l'annuncio di una settimana fa con cui il vicepremier Luigi Di Maio dichiarava che il Governo introdurrà, naturalmente fin da subito, il tempo pieno in tutte le scuole primarie italiane. Come sarà possibile? Aumentando l'organico della primaria di 2mila posti! Una decisione, tra l'altro, che faciliterà il rientro dei docenti assunti con la Buona Scuola in province lontane da quelle di residenza.

Fantastico! E perché allora non applaudire?


Perché l'annuncio non ha una corrispondenza con la realtà. Lo ha fatto notare la Cisl, facendo ricorso a pochissimi numeri e ad un briciolo di logica.

Lo scorso anno scolatico, 2017/18, il totale delle classi della scuola primaria in tutta Italia era di 130.462. Il tempo pieno, tra tutte queste, era applicato solo in 43.804, pari al 33,6% del totale. Quindi, Di Maio vuole applicarlo a 86mila classi che ancora non lo hanno adottato.

Anche limitandosi ai soli insegnanti, il numero necessario che servirebbe per avviare fin da subito in tutte le primarie il tempo pieno è di almeno 43mila. Ma a questo andrebbe aggiunto anche quello di nuovi collaboratori scolastici, necessari per la sorveglianza, senza dimenticare i servizi a supporto... a partire dalla mensa.

Quindi, Di Maio dà per fatto un provvedimento che, per essere messo in atto assumendo 2mila insegnanti all'anno, richiederebbe oltre 20 anni.


I piccoli esempi riportati nell'articolo sono la cifra del cambiamento in atto nel Paese. Una serie di annunci in cui si fa credere agli italiani che da domani tutto sarà diverso da ieri... mentre la realtà è ben altra cosa.