Alle 10.44, la Wafa, l'agenzia ufficiale dell'Autorità Nazionale Palestinese, comunicava che il primo ministro Rami Hamdallah era sopravvissuto ad un attentato, poco dopo essere entrato nella Striscia di Gaza.
Nabil Abu Rudeineh, portavoce del presidente palestinese, ha condannato l'attacco come un tentativo di indebolire l'unità del popolo palestinese, ritenendone responsabile Hamas che, di fatto, mantiene il controllo a Gaza.
Il capo dell'intelligence dell'ANP, Majid Faraj, anche lui scampato all'attentato, dopo averlo descritto come "un atto vigliacco volto a danneggiare l'unità nazionale", ha poi aggiunto che "è troppo presto per accusare qualcuno", anche se ha detto chiaramente che chi controlli un territorio, in questo caso Hamas, ne sia anche responsabile in relazione alla sua sicurezza.
Martedì mattina, un convoglio dell'ANP con il primo ministro ed il capo dell'intelligence era nella striscia di Gaza per partecipare all'inaugurazione di un impianto di trattamento delle acque reflue.
Secondo le prime ricostruzioni, dopo che il convoglio era transitato si è verificata un'esplosione che ha danneggiato le ultime tre auto della fila, ferendo, ma solo leggermente, almeno sette persone. Il primo ministro, che ha proseguito per partecipare all'evento, e il capo dell'intelligence non sono rimasti feriti.
La presidenza palestinese ha dichiarato che questo attacco contro il convoglio del primo ministro Hamdallah ha il solo scopo di minare gli sforzi e i passi del presidente Mahmoud Abbas per porre fine alla divisione e ottenere la riconciliazione e chiunque lo abbia compiuto serve direttamente gli interessi dell'occupazione israeliana, il principale beneficiario della divisione.
"L'attacco è un tentativo disperato che serve gli interessi di coloro che vogliono, in questo periodo critico, liquidare la causa palestinese e negare al popolo palestinese il diritto di raggiungere la libertà e l'indipendenza".
Il Primo ministro Rami Hamdallah, al suo ritorno a Ramallah, ha sottolineato che "questo attacco non ci impedirà di completare il nostro lavoro a Gaza e di raggiungere la riconciliazione nazionale", aggiungendo che "continueremo a lavorare fino alla riunificazione. Non ci sarà patria senza Gaza."