Democrazia e migranti. Anche nella tradizionale conferenza stampa sul volo di ritorno dal viaggio apostolico a Cipro e in Grecia, papa Francesco è stato riportato sui due temi che già aveva trattato nella sua tappa all'isola di Lesbo.

Questa la risposta alla domanda di Iliana Magra, di Kathīmerinī:
(Durante il suo discorso al Palazzo presidenziale ad Atene, Lei ha parlato di “arretramento” della democrazia nel mondo, e in particolare in Europa. Può dirci qualcosa su questo, e può dirci a quali Paesi si stava riferendo? E cosa direbbe ai leader e agli elettori di estrema destra in Europa, che professano di essere cristiani devoti, ma al tempo stesso promuovono valori e politiche non democratiche?)

"Sì, la democrazia è un tesoro, un tesoro di civiltà, e va custodito, va custodito, e non solo custodito da una entità superiore, ma custodito tra i Paesi stessi: custodire la democrazia altrui. Contro la democrazia io oggi forse vedo due pericoli. Uno è quello dei populismi, che sono qui, di là, di là, e incominciano a far vedere le unghie. E io penso a un grande populismo del secolo scorso: il nazismo. Il nazismo è stato un populismo che, difendendo i valori nazionali – così diceva – è riuscito ad annientare la vita democratica, anzi, con la morte della gente, ad annientare, a diventare una dittatura cruenta. Oggi dirò – perché tu hai domandato sui governi di destra – di stare attenti che i governi – non dico i governi di destra e sinistra, ma un’altra cosa –: che i governi non scivolino su questa strada dei populismi, dei cosiddetti politicamente “populismi”. Che non hanno niente a che vedere con i popolarismi, che sono l’espressione dei popoli, libera: il popolo che si fa vedere con la propria identità, con il suo folclore, i suoi valori, la sua arte, e si mantiene. Il populismo è una cosa, il popolarismo un’altra. Da un’altra parte la democrazia si indebolisce, entra in una strada di lento declino, quando si sacrificano i valori nazionali, si annacquano andando verso – diciamo una parola brutta, non vorrei dire questa ma non trovo un’altra – verso un “impero”, una specie di governo sopranazionale. E questa è una cosa che ci deve far pensare. Né cadere nei populismi, dove ci si appella al popolo, ma non è il popolo, è la dittatura proprio di noi e noi altri – pensa al nazismo –; né cadere in un annacquare le proprie identità in un governo internazionale. Su questo c’è un romanzo scritto nel 1903. Tu dirai che è antiquato questo Papa in letteratura… Scritto da Benson, uno scrittore inglese. Questo signor Benson scrisse un romanzo che si chiama: “The Lord of the Earth” o “The Lord of the World” – ha i due titoli –, che sogna il futuro in un governo internazionale dove, con le misure economiche, le misure politiche, governa tutti gli altri Paesi. E quando si dà questo governo, questo tipo di governi – lui spiega – si perde la libertà e si cerca di fare una uguaglianza tra tutti. Ma questo succede quando c’è una superpotenza che detta i comportamenti culturali, economici e sociali agli altri Paesi. Indebolimento della democrazia, sì, per il pericolo dei populismi – che non sono il popolarismo, questo è bello –, e il pericolo di questi riferimenti a potenze internazionali: riferimenti economici, culturali, quello che sia. Non so, è quello che mi viene in mente, io non sono uno scienziato della politica, parlo per quello che mi sembra".

Questa, invece, la risposta alla domanda sulle migrazioni posta da Manuel Schwartz di Deutsche Presse-Agentur:
(Santo Padre, grazie prima di tutto per averci fatto andare con Lei in questo viaggio importante. La migrazione è un tema centrale non solo nel Mediterraneo, ma anche in altre parti d’Europa, soprattutto nell’Europa dell’Est, in questi giorni, con tanti fili spinati, come Lei li ha chiamati, e anche con la crisi bielorussa. Cosa si aspetta dai Paesi di questa zona, per esempio dalla Polonia e anche dalla Russia, e poi cosa si aspetta da altri Paesi importanti in Europa, per esempio la Germania, dove adesso ci sarà un nuovo governo dopo l’era di Angela Merkel?)

"Su quelle persone che impediscono le migrazioni o che chiudono le frontiere – ora è di moda, fare i muri, fare i fili spinati, anche il filo con le concertinas (il filo spinato messo a spirale), gli spagnoli sanno cosa significa questo: è usuale fare queste cose per impedire l’accesso – la prima cosa che direi, se avessi un governante davanti: “ma pensa al tempo in cui tu sei stato migrante e non ti lasciavano entrare, quando tu volevi scappare dalla tua terra, e adesso sei tu a costruire dei muri”. Questo fa bene, perché chi costruisce muri perde il senso della storia, della propria storia, di quando era schiavo di un altro Paese. Non tutti hanno questa esperienza, ma almeno una gran parte di coloro che costruiscono muri hanno questa esperienza: di essere stati schiavi. Lei potrà dirmi: “Ma i governi hanno il dovere di governare e se viene un’ondata così di migranti, non si può governare!”. Io dirò questo: ogni governo deve dire chiaramente: “Io posso ricevere tanti”, perché i governanti sanno quanto sono capaci di ricevere: è il loro diritto, questo è vero. Ma i migranti vanno accolti, accompagnati, promossi e integrati. Se un governo non può fare questo, deve entrare in dialogo con gli altri e che si prendano cura gli altri, ognuno. E per questo è importante l’Unione Europea, perché l’Unione Europea è capace di fare l’armonia tra tutti i governi per la distribuzione dei migranti. Però, tu pensa a Cipro, pensa alla Grecia, pensa a Lampedusa, pensa alla Sicilia: vengono i migranti e non c’è un’armonia tra tutti i Paesi dell’Unione Europea per mandare questi qui, questi là, questi là… Manca questa armonia generale.E poi, l’ultima parola che ho detto è integrati, no? Vanno accolti, accompagnati, promossi e integrati. Integrati, perché? Perché se non integri il migrante, questo migrante avrà una cittadinanza di ghetto. L’esempio – non so se l’ho detto sull’aereo, una volta – l’esempio che mi colpisce di più è la tragedia di Zaventem: i ragazzi che hanno fatto la strage all’aeroporto erano belgi, ma figli di migranti ghettizzati, non integrati. Se tu un migrante non lo integri – con l’educazione, con il lavoro, con la cura del migrante – tu rischi di avere un guerrigliero, uno che ti fa queste cose. Non è facile accogliere i migranti, non è facile risolvere il problema dei migranti; ma se noi non risolviamo il problema dei migranti, rischiamo di far naufragare la civiltà. Oggi, in Europa, per come stanno le cose. Non solo sono naufragati i migranti nel Mediterraneo, ma la civiltà nostra. Per questo bisogna che i rappresentanti dei governi europei si mettano d’accordo. Per me, un modello – a suo tempo – di integrazione, di accoglienza e integrazione, è stata la Svezia, che ha accolto tutti i migranti latinoamericani delle dittature militari – cileni, argentini, uruguayani, brasiliani –, li ha accolti e li ha integrati. E oggi sono stato in una scuola, ad Atene, e io guardavo e dicevo al traduttore: “Ma guardi, qui c’è – ho usato una parola familiare – c’è una “macedonia” di culture, sono tutti mischiati!”. E lui mi ha risposto: “Questo è il futuro della Grecia”. L’integrazione. Crescere nell’integrazione. È importante.E poi un altro dramma, vorrei sottolinearlo: quando i migranti, prima di venire, cadono nelle mani dei trafficanti che tolgono loro tutti i soldi che hanno e li portano sul barcone. Quando sono rimandati [respinti], li prendono questi trafficanti. Nel Dicastero per i migranti [Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale – Sezione migranti e rifugiati] ci sono dei filmati di cosa succede in quei posti dove vanno i migranti che sono di ritorno. Così come non si può accoglierli e abbandonarli, perché dobbiamo accompagnarli, promuoverli e integrarli, così se io mando indietro un migrante devo accompagnarlo, promuoverlo e integrarlo nel suo Paese, non lasciarlo sulla costa libica. Questa è una crudeltà. Se volete di più su questo, chiedete al Dicastero delle migrazioni che ha questi filmati. E c’è anche un filmato – voi lo conoscete di sicuro – sulle “Open Arms”, che è un po’ romantico ma fa vedere la realtà di quelli che annegano. È una cosa che fa dolore, questo. Ma rischiamo la civiltà, rischiamo la civiltà!"

C'è qualcosa di non ragionevole nelle parole del papa che anche un non credente non possa condividere?


Crediti immagine: Sala stampa vaticana