L'attuale pandemia sta causando conseguenze devastanti in tutti i settori dell'economia, particolarmente gravi sono quelle nel settore dei trasporti.

Nel mondo dell'auto, il lockdown ha danneggiato i produttori di auto così come le aziende di autonoleggio, vedi la Hertz, che lo scorso fine settimana è ricorsa alla protezione del "chapter 11" per la sua attività negli Stati Uniti (le attività in Europa, Australia e Nuova Zelanda non sono state incluse nel ricorso al tribunale fallimentare statunitense).

Hertz, il cui principale azionista è l'investitore Carl Icahn con una quota di circa il 39%, ha subito un colpo durissimo dal lockdown negli Stati Uniti, soprattutto a causa del quasi totale fermo dei viaggi aerei. Gran parte delle entrate di Hertz in Usa proveniva infatti dai noleggi di auto negli aeroporti. Senza voli, sono scomparsi clienti e fatturato.

E in un paio di mesi è stato messo in crisi un colosso con 100 anni di attività, che in tutto il mondo impiega 38mila dipendenti. Naturalmente, Hertz non è l'unica grande azienda a vedersi costretta a ricorrere alla protezione del "capitolo 11". Ma questo non attenua certo la gravità della situazione.

19 miliardi di dollari di debiti, 1 miliardo di dollari in cassa ed un parco mezzi di 500mila veicoli. Questo lo scenario che descrive, ad oggi, la condizione di Hertz a cui, in base ad alcune indiscrezioni, la società penserebbe di far fronte iniziando a disfarsi del parco auto, cercando di vendere 30mila auto al mese da qui fino alla fine dell'anno nel tentativo di raccogliere circa 5 miliardi di dollari.

Una storia quella di Hertz che spiega l'urgenza di Trump di far credere agli americani che il contagio sia alle spalle e che sia possibile adesso tornare alla normalità, sebbene in tal modo stia mettendo a rischio la vita di molti.

Ma i guai nel mondo dell'auto sembrano riguardare anche i produttori. 

È di un paio di giorni fa la dichiarazione del ministro delle finanze francese Bruno Le Maire di un possibile prestito di 5 miliardi di euro a Renault per aiutare la casa automobilistica francese a superare la crisi, perché a causa della pandemia il futuro dell'azienda sarebbe a rischio.

"La Renault potrebbe scomparire", ha detto Le Maire a radio Europa 1, aggiungendo che lo stabilimento di Flins sur Seine (circa 40 km a nord-ovest di Parigi ) non deve chiudere e che la società dovrà mantenere il maggior numero possibile di posti di lavoro... in Francia! La Renault non ha rilasciato commenti alle dichiarazioni di Le Maire.

A Flins, Renault produce l'auto elettrica Zoe e la Micra per Nissan, impiegando circa 2.640 persone. La società ha 40 stabilimenti e 13 siti di logistica in ben 16 Paesi.

Ma da Kyoto, sede del suo partner Nissan, le cose non sembrano andar meglio. Il marchio giapponese, infatti parrebbe intenzionato a tagliare 20mila posti di lavoro, principalmente in Europa e nei Paesi in via di sviluppo.

Come è facile intuire, la crisi economica causata dalla pandemia non solo è grave, ma è destinata a durare nel tempo e ad oggi non ne abbiamo ancora compresa la sua reale dimensione.