Il tribunale di Milano, per la prima volta, ha condannato uno stupratore pedofilo 52enne con un’ingiunzione terapeutica, per avviare un percorso di cure per poter limitare le pulsioni sessuali, poiché il carcere non aveva prodotto alcun effetto rieducativo.

L’uomo, affetto da un disturbo sessuale non controllabile, era stato arrestato nel 2004 per violenza su una bambina di 9 anni. Scontata la pena, era stato di nuovo accusato e condannato nel 2009 e successivamente nel 2016.

Questa sentenza apre di fatto la strada, per casi analoghi, alle cure farmacologiche per quei soggetti ritenuti malati.

Quello che viene da chiedersi è se serviva violentare altre bambine per capire che quell’uomo fosse malato? Era necessario che rovinasse la vita di altre persone?

Chi subisce una violenza viene marchiato a vita... sarà difficile dimenticare, sarà difficile instaurare rapporti con le persone, che avranno sempre il volto di un mostro, sarà difficile dimenticare gli odori sgradevoli emanati da un rapporto rubato.

Per chi subisce violenza, i rapporti sessuali non avranno l’odore, la voglia, il senso di quando si desidera fortemente una persona, ma avranno il ricordo amaro di qualcosa che è stato tolto... con la violenza!

Se una persona è malata lo si capisce o se se ne ha il dubbio il tribunale dovrebbe subito stabilirlo tramite una perizia.

Le violenze sui minori si stanno moltiplicando e questo fa paura: corpi di bimbi innocenti segnati per sempre da uomini non capaci di confrontarsi con il mondo. Quanti bimbi non racconteranno mai e avranno una vita, sotto molti aspetti, buia?