Brasile: l'ex presidente Lula può presentarsi alle presidenziali del 2022
L'Operazione Lava Jato, Autolavaggio, ha avuto inizio nel marzo 2014. In base all'inchiesta, vi sarebbe stato un giro di tangenti per favorire alcune imprese di costruzione che, anche tramite la compagnia petrolifera statale Petrobras, sarebbero finite nella disponibilità del Partito dei Lavoratori di Lula e dello stesso ex presidente, sia come compenso per l'assegnazione di alcuni appalti sia per supportare l'attività di quel partito alle elezioni.
L'inchiesta era stata condotta dai pm di Curitiba e dall'allora giudice Sergio Moro che, dopo aver condannato Lula, fu poi nominato ministro della Giustizia del governo di Jair Bolsonaro. Lula, dopo esser stato condannato, è stato liberato nel 2019 dopo aver trascorso 18 mesi in carcere.
Notizia di queste ore è la decisione del giudice della Corte Suprema Edson Fachin con la quale ha annullato le condanne di Lula. Secondo il magistrato, il tribunale di Curitiba avrebbe dovuto mandare gli atti del processo a Brasilia, perché il processo avrebbe dovuto svolgersi in un tribunale federale.
Lo scorso 9 febbraio, la Corte suprema aveva concesso alla difesa di Lula di accedere ai messaggi intercorsi tra i pm di Curitiba e il giudice Moro. I messaggi sono emersi nel 2019 durante l'operazione Spoofing, l'inchiesta sull'hackeraggio dei telefoni e degli account di messaggeria Telegram dell'ex giudice Moro, del pm Deltan Dallagnol e di altri esponenti del pool della procura che indagavano su Lula.
La sentenza, che comunque può essere fatta oggetto di appello, ripristina i diritti politici di Lula. Nel caso diventi definitiva, Luiz Inacio Lula da Silva potrà sfidare Jair Bolsonaro alle presidenziali del 2022.