Poco prima della mezzanotte del 2 gennaio erano 45.667 le persone in Italia ad aver ricevuto una prima dose del vaccino prodotto da Pfizer/BioNTech.
La maggior parte di esse, poco più di 13mila, appartengono alla fascia di età tra 50 e 59 anni. Le altre due fasce di età sugli altri "gradini del podio" sono quelle tra 40 e 49 e tra 60 e 69 anni.
Ad esser vaccinati, finora, sono stati quasi esclusivamente gli operatori sanitari e sociosanitari (40.148), mentre gli ospiti delle RSA sono stati solo 3.338. Le restanti 2.181 sono le persone che non appartengono alle due categorie sopra citate.
In base alle regioni, la maggior parte delle vaccinazioni sono avvenute nel Lazio (9.301), mentre poco più di 6mila sono state quelle in Veneto e Piemonte.
E nel resto del mondo che cosa sta accadendo?
Israele ha vaccinato più di un milione di persone, il dato più alto al mondo per incidenza, con un tasso di 11,55 dosi somministrate ogni 100 persone.
A seguire troviamo il Bahrein con il 3,49%, seguito dal Regno Unito, con l'1,47%. Gli Stati Uniti hanno vaccinato finora 2,78 milioni di persone... un po' pochine rispetto ai numeri ipotizzati in precedenza che parlavano di 20 milioni di vaccinati entro la fine del 2020.
A questo breve riassunto va aggiunto che la somministrazione delle quasi 470mila dosi arrivate in Italia ad inizio della settimana è cominciata solo a partire dal 31 dicembre. 470mila è il numero di dosi che il commissario Arcuri ha comunicato che settimanalmente verranno consegnate nel nostro Paese relativamente al vaccino Pfizer/BioNTech.
Questi numeri, però, al momento non lasciano grande ottimismo sulla possibilità di poter vaccinare tutti i residenti in Italia (a partire dai 16 anni in su) almeno entro l'estate, sia per quanto riguarda le dosi dei vaccini che per quanto riguarda la velocità con cui queste vengono somministrate.
Oltretutto, finora, non è stato comunicato ancora quali siano tempi e criteri per la somministrazione dei vaccini che, non va dimenticato, richiedono una doppia dose ed almeno un mese di tempo perché possano attivare l'immunizzazione dei soggetti a cui sono stati inoculati.