Oggi si è tenuta la prima udienza del Papa dopo la conclusione del Giubileo. Per questo, Francesco ha iniziato dicendo «torniamo alla normalità», ma ha subito aggiunto che continuerà a trattare temi che riguardano le opere di misericordia.
Consigliare ed insegnare, gli argomenti della catechesi odierna. In relazione all'istruzione, Papa Francesco ha ricordato, in tal senso, l'impegno della Chiesa nel corso dei secoli sottolineando che la «mancanza di istruzione è una condizione di grande ingiustizia che intacca la dignità stessa della persona. Senza istruzione, poi, si diventa facilmente preda dello sfruttamento e di varie forme di disagio sociale.»
Ed anche a questo ha contribuito la Chiesa con il suo impegno nell'istruzione: «ridare dignità ai poveri. Più cresce l’istruzione e più le persone acquistano certezze e consapevolezza, di cui tutti abbiamo bisogno nella vita.»
L'Istruzione, una buona istruzione, «ci insegna il metodo critico, che comprende anche un certo tipo di dubbio, utile a porre domande e verificare i risultati raggiunti, in vista di una conoscenza maggiore. Ma l’opera di misericordia di consigliare i dubbiosi non riguarda questo tipo di dubbio. Esprimere la misericordia verso i dubbiosi equivale, invece, a lenire quel dolore e quella sofferenza che proviene dalla paura e dall’angoscia che sono conseguenze del dubbio. È pertanto un atto di vero amore con il quale si intende sostenere una persona nella debolezza provocata dall’incertezza.»
Quella indicata da Francesco è quindi una fede nella consapevolezza, anche travagliuata, del proprio esser cristiani contro l'abitudine di una religiosità tranquilla, ma vuota e priva di significati. Ma, da parte del Papa vi è anche una raccomandazione: «Non facciamo della fede una teoria astratta dove i dubbi si moltiplicano. Facciamo piuttosto della fede la nostra vita. Cerchiamo di praticarla nel servizio ai fratelli, specialmente dei più bisognosi. E allora tanti dubbi svaniscono, perché sentiamo la presenza di Dio e la verità del Vangelo nell’amore che, senza nostro merito, abita in noi e condividiamo con gli altri.»