Sono diciannove i volumi che raccolgono le memorie di Yasser Arafat, presidente dell'OLP e dell'ANP, dal 1985 fino al 2004, anno della sua morte. Affidati a due fiduciari lussemburghesi, i diari sono finiti ad una fondazione francese con la clausola che il loro contenuto debba essere usato solo come "documentazione di studio" e non utilizzato per la pubblicazione di libri o film.
L'Espresso, nel numero di domenica 4 febbraio, ne pubblica degli stralci che ha anticipato in queste ore, raccontando i rapporti intercorsi tra Arafat e i politici italiani. Queste alcune delle rivelazioni.
Che l'Italia avesse deciso di appoggiare l'Olp per non essere coinvolta nella "politica" degli attentati che dagli anni settanta doveva supportare la causa palestinese non era certo un mistero e nelle pagine scritte da Arafat se ne trova conferma.
Invece, è sorprendente la rivelazione che fu Giulio Andreotti, allora ministro degli Esteri, e non Bettino Craxi, presidente del Consiglio, a far fuggire Abu Abbas - il terrorrista del commando che si era impadronito dell'Achille Lauro provocando la morte di un cittadino americano di religione ebraica, Leon Klinghoffer - in Bulgaria e da lì in Tunisia.
La vicenda fu la conseguenza del dirottamento su Sigonella di un aereo in servizio di Stato della Egypt Air che trasportava a Tunisi, nella notte fra il 10 e l’11 ottobre 1985, il commando terrorista che aveva attaccato l'Achille Lauro ed i mediatori palestinesi. Dirottamento che causò una crisi diplomatica tra Italia e Stati Uniti.
Ma ancor più sorprendente è la rivelazione che Arafat fa sull'aiuto dato a Berlusconi quando quest'ultimo era sotto processo per i finanziamenti illeciti al Partito Socialista di Bettino Craxi.
In base a quanto riporta l'Espresso, "Arafat incontrò segretamente Berlusconi nel 1998 - in una capitale europea - e dopo quell'incontro decise di confermare la falsa versione data da Berlusconi ai giudici, cioè che i dieci miliardi di lire al centro del processo erano destinati non al Partito Socialista Italiano bensì all'Olp, come sostegno della causa palestinese."
Era una menzogna, ma Arafat la confermò pubblicamente, ricevendone in cambio una somma di denaro di cui, nel diario, sono riportati tutti i dettagli, con i numeri di conto relativi ai vari trasferimenti bancari.
Una smentita dal diretto interessato? Al momento non è pervenuta... tanto è già "intervenuta" la prescrizione, mentre per quanto riguarda l'etica e l'immagine, la corruzione di cui ci informa Arafat (tramite l'Espresso) è sicuramente un merito elettorale per chi vota Forza Italia, dato che l'elettorato di quel partito gradisce che a fare campagna per il voto del 4 marzo sia lo stesso Berlusconi, condannato per frode fiscale ed inibito - per tale motivo - a ricoprire qualsiasi incarico pubblico.