"... Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato".
Questo, tra l'altro, dice l'articolo 27 della Costituzione. Questo è quello che accade nelle carceri italiane? Evidentemente no, perché sono 64 ad oggi i suicidi di detenuti che si sono verificati in quelle strutture nel 2024, cui si devono aggiungere i 6 tra le fila della polizia penitenziaria.
La furia ideologica del governo (post) fascista guidato da Giorgia Meloni ha aumentato le pene e, in alcuni casi, si è inventato pure nuovi reati con annesse pene detentive di anni. Il numero dei reclusi è così cresciuto, mentre le strutture detentive e le loro capacità di ospitare nuove persone sono rimaste le stesse... già da tempo insufficienti e inadeguate.
Anche i (post) fascisti se ne sono accorti, e per questo hanno presentato un decreto che oggi sarà approvato in via definitiva alla Camera per affrontare il problema.
Il guaio è che tale decreto affronta il problema solo in termini mediatici. Infatti nel provvedimento non c'è nulla, ma proprio nulla per risolvere il problema in futuro e nell'immediato... che avrebbe significato far uscire dalle carceri più gente possibile. Questo non voleva dire mandare a casa pericolosi criminali, bensì anticipare il fine pena per un certo numero di reclusi che la pena l'hanno già scontato quasi del tutto.
Una norma di buon senso, che però non è stata approvata e così - nella sostanza - quanto la Camera sta licenziano oggi in via definitiva non serve assolutamente a niente.
In compenso, il governo Meloni ha espresso parere favorevole all'ordine del giorno al decreto in via di approvazione presentato ieri dal deputato di Azione Enrico Costa, che punta a impedire di sottoporre a custodia cautelare gli incensurati, come ad esempio l'ex presidente della Liguria Giovanni Toti, arrestato per corruzione a maggio. L'ordine del giorno "impegna il governo a valutare un intervento normativo finalizzato a una rimodulazione delle norme sulla custodia cautelare", prevedendo, tra l'altro, che gli arresti per rischio di reiterazione del reato possano essere disposti nei confronti di incensurati "solo per reati di grave allarme sociale e per reati che mettono a rischio la sicurezza pubblica o privata o l'incolumità delle persone".
Se una norma del genere diventerà legge, misure cautelari come quelle eseguite nell'inchiesta di Genova non potranno essere ordinate, a meno di pericolo di fuga o di inquinamento di prove, le altre due esigenze cautelari previste. Chi è accusato di reati da strada, invece, potrà continuare a essere arrestato (almeno come possibilità) pure se incensurato.
Per capire lo spirito che anima una certa parte politica, che vive esclusivamente per tutelare se stessa e i propri privilegi, questo è quanto ha dichiarato ieri Matteo Salvini dal palco della festa della Lega Romagna a Cervia:
"Oggi ho incontrato un prigioniero politico della giustizia italiana"...