Come previsto dalla tabella di marcia stilata alla fine di febbraio da Theresa May, dopo il nuovo rifiuto del suo piano ricevuto ieri dal Parlamento, mercoledì i membri della Camera dei Comuni erano chiamati a votare sull'opportunità di uscire dall'Europa anche senza un accordo.

La possibilità di un aumento disoccupazione, di salari più bassi e di prezzi più alti nei negozi ha consigliato, come già era previsto, ai parlamentari britannici di di esprimersi a favore di una Brexit sancita comunque daun accordo, anche se sul filo di lana, negando una "hard Brexit" con 312 voti a favore e 308 contro.

A questa punto, giovedì, il Parlamento sarà nuovamente chiamato ad esprimersi sui tempi entro cui definire questo accordo così problematico per l'uscita dall'Ue, scegliendo se rispettare la data fissata del 29 marzo oppure definendo una nuova scadenza.

In questo caso, però, la richiesta di prolungamento dovrà comunque essere ben motivata per il Consiglio europeo possa accettarla. Inoltre, non bisogna neppure dimenticare che la data del rinvio non potrà andare oltre quella delle prossime elezioni europee, perché altrimenti la Gran Bretagna dovrebbe prendervi parte... nonostante l'intenzione di uscire dalla Ue.

Sarebbe come estendere la confusione che attualmente è presente nel Regno Unito anche alle istituzioni di Bruxelles.

In ogni caso, anche con una nuova data per la Brexit, il problema relativo all'accordo rimarrebbe comunque intatto, a meno di nuove scelte che prevedano soluzioni diverse, come un nuovo referendum sul tema o, addirittura, il ritiro dell'articolo 50 senza neppure indire un referendum.