Matteo Salvini, dopo le dichiarazioni di giovedì nei confronti dei giudici della Consulta che gli hanno bocciato il referendum con cui avrebbe voluto modificare l'attuale legge elettorale (il cosiddetto Rosatellum bis), oggi continua la sua campagna contro le toghe, ovviamente solo contro quelle le cui decisioni non si adeguino alle necessità della sua propaganda. Oltre tutto la Cassazione ha respinto il ricorso presentato dalla Procura di Agrigento contro l'ordinanza che il 2 luglio dello scorso anno aveva rimesso in libertà la comandante della Sea-Watch 3 Carola Rackete, per essere sbarcata a Lampedusa nonostante il divieto d'ingresso in acque italiane imposto dall'allora ministro dell'Interno Salvini, escludendo qualsiasi reato di resistenza e violenza a nave da guerra. 

«Per qualche giudice - così Salvini ha commentato la decisione della Cassazione - una signorina tedesca che ha rischiato di uccidere cinque Militari Italiani speronando la loro motovedetta non merita la galera, ma il ministro che ha bloccato sbarchi e traffico di esseri umani sì. Questa non è “giustizia”, questa è vergogna».

Dalla maggioranza si risponde a Salvini non senza una certa ironia, come quella del parlamentare Pd Matteo Orfini che manda «un abbraccio affettuoso a Matteo Salvini e Giorgia Meloni» insieme a due lezioni: «1. le sentenze le emettono i giudici, 2. chi non ha nulla da temere non scappa dai processi».


Ed a proposito di processi, questa mattina, nonostante la presidenza del Senato abbia comunicato che l'Assemblea e le Commissioni di Palazzo Madama non terranno seduta nella settimana dal 20 al 24 gennaio in seguito alle elezioni regionali di domenica 26, la Giunta per le immunità del Senato si esprimerà proprio il 20 gennaio sull'autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini (è un voto di indirizzo, mentre il voto che conta è quello che esprimerà successivamente l'Aula). 

Una decisione presa dalla Giunta per il Regolamento, approvando l'ordine del giorno presentato dal centrodestra che chiedeva che la Giunta per le immunità si esprimesse il 20.

Fatto curioso, ben più che inconsueto, alla votazione ha preso parte anche la presidente del Senato Casellati, votando a favore dell'ordine del giorno delle opposizioni. Nella Giunta per il Regolamento, opposizione e maggioranza sono rappresentati ciascuno da 6 componenti, esclusa la presidente.

Il capogruppo del Pd al Senato, Marcucci, ha commentato così la scelta della Casellati: «Da oggi il Presidente del Senato, come è certificato dai suoi atteggiamenti e soprattutto della sua volontà di esprimersi all'interno della Giunta per il Regolamento, non è più super partes. Lei [rivolto alla Casellati, ndr] ha deciso, per motivi suoi che non conosciamo, ma che riteniamo comunque non sufficienti, di scendere pesantemente nell'agone politico, diventando un Presidente del Senato di parte.

Signor Presidente, noi ci teniamo a dire formalmente che il Partito Democratico è molto preoccupato per ciò che è accaduto, per gli atteggiamenti che il presidente Alberti Casellati ha avuto, nonché del fatto che da qui in avanti, non nella Giunta per il Regolamento, non in un organo specifico del Senato della Repubblica, il Presidente del Senato non può rappresentare tutti i senatori della Repubblica».