Quella pubblicata in alto è la cartina fornita dall'amorevole esercito israeliano ai "cari abitanti" di Gaza, definiti scudi umani utilizzati dalle milizie islamiche che hanno istallato i loro quartier generali e e le loro infrastrutture militari nelle loro aree residenziali, negli ospedali, nelle moschee e nelle scuole, convertendo i siti civili in obiettivi militari, violando così il diritto internazionale sulle regole di guerra.

L'esercito di uno Stato che mette in atto un genocidio assassinando migliaia di civili non può aver vergogna alcuna nel pubblicare quanto sopra riportato ( L'IDF pubblica un elenco di numeri... ) e non può aver vergogna alcuna nel proseguire il genocidio commettendo nuovi omicidi.

Incolpando Hamas di non voler proseguire la tregua in atto da una settimana, questa mattina l'esercito israeliano ha ripreso a bombardare tutta la Striscia di Gaza, dimenticandosi però di avvertire i civili palestinesi, residenti nelle aree numerate che fossero interessati all'attacco, di evacuare. Che peccato!

Ma in fondo sono solo dei poveri palestinesi, "animali umani", che vivono unicamente per consentire agli ottimi, democratici e moralmente inattaccabili ebrei israeliani di ucciderli quando lo ritengano più opportuno, in modo da continuare a depredarli, non solo della vita, ma anche di terra e beni. In fondo, lo fanno da tre quarti di secolo con il pieno supporto dei Paesi del cosiddetto occidente che si sono intestati il titolo di difensori dei ditti umani... perché non continuare?

Quindi, perché indignarsi se in pochissime ore gli ottimi soldati dell'etico esercito dello Stato ebraico hanno già trucidato decine di "animali umani", non solo a nord di Gaza, ma anche nel centro e nel sud, a Khan Younis e a Rafah, al confine con l'Egitto?

E questo, nonostante che, a suo dire, L'IDF metta in atto tutte le precauzioni possibili per evitare di causare perdite di vite umane o feriti tra i civili, adottando tutti i mezzi disponibili, inviando "sempre" messaggi ai residenti di Gaza chiedendo loro di evacuare le aree prese di mira che costituiscano un obiettivo.

Ma a volte, evidentemente, non tutto può andare come previsto, così finora sono morti 15mila civili, di cui oltre la metà donne e bambini, mentre altri 4mila circa sono dispersi, quasi certamente seppelliti sotto le macerie.

L'ipocrita Blinken, in rappresentanza di un sempre più "stralunato" (altri termini più adatti sarebbero considerati offensivi) Biden, ieri aveva diplomaticamente cercato di far capire ai criminali del gabinetto di guerra israeliano che l'amministrazione Usa era un tantinello in difficoltà nel poter continuare ad avallare in futuro un altrettanto indiscriminato massacro di civili, perché attualmente alle prossime presidenziali americane, nel caso riesca a farsi candidare, l'attuale presidente verrebbe votato "forse" solo dai suoi familiari. 

Blinken, a quanto pare, non è riuscito a farsi capire. Inutile parlare di cosiddetti leader europei, marionette di cui si sente la presenza solo nel caso in cui qualcuno si ricordi di tirarne i fili.

Gli assassini dello Stato ebraico hanno però un problema: i prigionieri ancora detenuti a Gaza.

Secondo il portavoce del governo di Tel Aviv, Eylon Levy, sarebbero ancora 137, oltre ad altri quattro scomparsi prima del 7 ottobre. Tra questi, ci sono due bambini di età compresa tra quattro e dieci mesi che, secondo Hamas, sono deceduti a causa dei bombardamenti... di Israele: 117 sono uomini, compresi i due bambini, e 20 le donne. 126 prigionieri sono israeliani, altri 11 sono cittadini stranieri (otto tailandesi, un nepalese, un tanzaniano e un franco-messicano). Di queste persone, 10 hanno 75 anni o più. Hamas ha rilasciato finora 110 ostaggi: 86 israeliani e 24 stranieri.

Dopo questo riassunto va considerato anche che adesso aumenteranno in Israele le già enormi pressioni sul governo da parte dell'opinione pubblica per la liberazione degli israeliani ancora presenti a Gaza. 

E forse è anche per questo motivo che i mediatori in Qatar hanno dichiarato che i colloqui per un nuovo cessate il fuoco non si sono interrotti.