Ieri, alla Commissione Bilancio della Camera è stata approvata, senza utilizzare il voto palese, la norma che consente ai presidenti di Regione di essere nominati, nel caso sia riutenuto necessario, Commissari per la sanità.

Che cosa significa? Il Governo nomina un suo incaricato per far fronte alla gestione della sanità in una determinta regione tramite un accentramento o un aumento dei poteri e un'azione in deroga, in seguito ad una situazione che necessiti, in base all'evidenza dei fatti, un'amministrazione straordinaria e limitata nel tempo.

La singolarità della norma approvata ieri è data dal fatto che un presidente di Regione finirà per essere controllore di se stesso e, paradossalmente, a causa del fatto che un assessore da lui nominato e controllato ha gestito male il proprio settore di competenza, in questo caso il sistema sanitario.

Ma se il presidente di Regione ha direttamente o indirettamente operato in modo anomale o errato nel gestire il proprio sistema sanitario, tanto da costringere il Governo a nominare un Commissario per porvi rimedio, come può allora diventare Commissario se è stato lui stesso causa del problema?

Il conflitto d'interesse, oltre all'illogicità del provvedimento, è evidente. Per aggirarlo, se ciò potrà mai essere giudicato sufficiente, l'emendamento votato ieri prevede anche una norma con cui, ogni 6 mesi, ci sarà una verifica dell'operato del Commissario da parte del tavolo di monitoraggio dei piani di rientro e del comitato Lea. Ma la perplessità per tale norma rimane tutta.

Però, ogni cosa torna ad essere normale quando si conosce il motivo per cui tale norma è stata votata. Alla regione Campania, il ministero della Sanità aveva inviato due Commissari per riordinare il settore sanitario di quella regione.

In una riunione organizzata dal presidente della Campania De Luca con gli amministratori locali della sua regione per promuovere il Sì al referendum costituzionale, i due Commissari erano stati da lui  definiti "teste di sedano". Evidentemente, De Luca non ne condivideva l'operato.

In seguito al voto di ieri, De Luca - guarda un po', a volte, quel che ti combina il caso - verrà nominato Commissario alla sanità della regione Campania. In pratica il Commissario De Luca commissarierà il presidente De Luca. Così, grazie ai poteri straordinari annessi all'incarico, farà autonomamente ciò che meglio crede per organizzare l'assetto sanitario della Campania.

Per vedere quali saranno le sue decisioni non resta che attendere. Nel frattempo, però, comincia ad essere palese che l'appoggio chiesto da De Luca a tutti gli amministratori locali della Campani, anche a quelli della parte politica avversa, assuma ormai l'evidenza, nei fatti, di un voto di scambio.

De Luca si impegna a raccogliere i voti per Renzi, con tanto di documentazione a supporto per i vari collegi, e Renzi dà i soldi alla Campania e lo fa diventare Commissario alla sanità al posto di due commissari nominati dal ministero, ma invisi allo stesso De Luca.

Ormai stiamo assistendo ad un governo che si fa beffe, prima che della buona amministrazione e della politica, addirittura della logica. E questo con l'attuale Costituzione. Chissà di cosa sarebbe capace Renzi una volta che la Costituzione da lui voluta entrasse in vigore. E dovremmo essere preoccupati del populismo dei 5 Stelle?