Siamo stati una generazione di ribelli, noi; non come i fratelli grandi che fecero il sessantotto, ma abbastanza da rinnegare il passato e pensare che una nuova era fosse da vivere, anzi da addentare.
La vita trascorse con il suo carico di gioie e dolori, momenti lieti e delusioni, soddisfazioni e smacchi, fino alla sensazione che qualcosa, un soffio sempre più impetuoso, ci stava superando, generazioni che del nostro parere non volevano più saperne, ne avrebbero fatto a meno, come noi con chi ci aveva preceduto.
E fu allora che iniziò la nostalgia. Certo, non costava nulla. Dopo aver divelto le barriere e capovolto il mondo, ci siamo permessi un lusso, il rimpianto, la carezza del tempo andato che non fa più male.
Ci siamo ricordati che la nonna non usciva mai senza il fazzoletto in capo, ma anche la principessa, piuttosto che qualche diva, esibivano il foulard in testa: era la norma e pure la moda.
Quando il popolo iniziò a potersi permettere i viaggi, non si stupì più che tanto di vedere donne velate, e non solo in paesi esotici: capitava a Londra, Parigi.
Avevamo sempre una risposta pronta: lì è tradizione; nelle metropoli sono abituati, con le loro ex colonie; anzi, me lo provo anch’io.
Ciò che non disturba il nostro ordine mentale, per quanto poco ordine effettivo ci possa essere a riempirlo, va sempre bene; poi facciamo ritorno all'ovile e lì, tutto deve essere come lo abbiamo lasciato.
Il capo coperto di una marocchina o una pakistana o una bengalese? Ci abbiamo messo un po’ a digerirlo, ma ce l’abbiamo fatta: affari loro, contente loro.
Ma…quella, hai visto, è un’italiana. Non me l’aspettavo. Scavo nel profondo delle mie sensazioni, parlo con me stessa, ammattisco quasi.
Perché non le attribuisci il diritto di farlo?
Beh, scusa, è nata con tutte le libertà e se ne priva? E poi, sfoggiare qualche bella pettinatura, dai, a quale donna non piacerebbe.
Sì, ma tu che ne sai, delle sue motivazioni?
Mah, niente, le rispetto, però mi spiace…
Ti spiace di cosa?
Che si perda tanti piaceri della vita…
Secondo te, quindi, i suoi piaceri devono coincidere con l’idea che ne hai tu?
OK, hai vinto. Lo ammetto. Se non mi da fastidio una velina, perché dovrebbe darmene la scelta del velo? Quale pensiero unico ha fatto sì che potessimo accettare ogni oscenità della vita in nome del motto “ognuno è libero” e poi, quando qualcuno usa questa libertà secondo codici che non conosciamo – anche se non ci danneggiano – la nostra reazione diventa rabbiosa?
Libertà è partecipazione, si sgolano a cantare le anime belle di ogni ideologia. E allora, cari amici, partecipiamo: qualcosa succederà.