Il Gruppo di Lavoro delle Nazione Unite sulle Detenzioni Arbitrarie (WGAD, Working Group on Arbitrary Detention), riunitosi a Ginevra, ha decretato che la permanenza di Julian Assange nell'ambasciata dell Ecuador, a Londra, è da ritenersi una forma di detenzione illegale, di cui sono responsabili la Gran Bretagna e la Svezia. Entrambi i paesi sono stati invitati a far sì che Assange possa godere nuovamente della sua libertà di movimento e sia adeguatamente indennizzato per l'ingiustizia subita.

Lo ha comunicato oggi il presidente del WGAD, il sud coreano Seong-Phil Hong. Il gruppo di lavoro dipende dal Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite (UNHRC, United Nations Human Rights Council) ed è composto da cinque membri. La decisione è stata presa con tre voti a favore e uno contrario del membro ucraino Vladimir Tochilovsky. L'altro membro, Leigh Toomey, si è astenuta, ritenendo esistesse un conflitto di interessi, date le sue origini australiane. 

Il pronunciamento ha fatto seguito ad un esposto presentato nel 2014, in cui Assange sosteneva di trovarsi in un sostanziale stato di detenzione illegale, dato che non poteva abbandonare l'ambasciata senza essere arrestato dalla polizia britannica su richiesta della magistratura svedese. 

Il ministro degli Esteri inglese ha definito "ridicole" le conclusioni del gruppo di lavoro, sostenendo che il fondatore di Wikileaks si è volontariamente rifugiato nell'ambasciata ecuadoriana per sfuggire alla giustizia. Dello stesso tenore anche il commento delle autorità svedesi.

Julian Assange si trova chiuso nell'ambasciata dell'Ecuador, a Knightsbridge, nel centro di Londra, dal 2012, in un alloggio di venti metri quadrati, per evitare di essere arrestato ed estradato in Svezia, dove è accusato di stupro. Il timore è che, una volta nel paese scandinavo, Assange venga estradato negli Stati Uniti, dove dovrebbe rispondere della ben più grave accusa di divulgazione di segreti di stato.

Il rapporto del WGAD è particolarmente severo nei confronti della magistratura svedese, che, dopo cinque anni, non ha ancora formalizzato le accuse nei confronti del fondatore di Wikileaks, esercitando l'amministrazione della giustizia con una lentezza che finisce per danneggiare sia le potenziali vittime del reato, sia l'accusato, che, di fatto, sconta una lunghissima carcerazione preventiva, incompatibile con la presunzione d'innocenza.

Julian Assange, in una conferenza stampa via Skype, ha accusato il ministro degli Esteri, Philip Hammond, di aver insultato le Nazioni Unite nei commenti che hanno fatto seguito alla pubblicazione del rapporto. "Se il Regno Unito e la Svezia  continueranno a contestare le conclusioni del gruppo di lavoro, perderanno la loro credibilità in ambito diplomatico", ha sostenuto Assange, che si è affacciato brevemente al balcone dell'ambasciata, tenendo fra le mani il rapporto della commissione.