La riflessione spirituale di Sopoćko sul “tema della pratica della virtù della misericordia verso il prossimo”, ne apre un’altra: “la carità vissuta”.  Questo tema viene inteso dal Nostro come invito a riflettere sul “precetto dell’amore fraterno” che dovrebbe essere sempre osservato da ogni cristiano. «Il vero amore fraterno genera indubbiamente il futuro più certo, più costruttivo e più ordinato, perché si basa sul “fuoco dell’amore” misericordioso di Dio che arde»[1]. Esso crea i nuovi “apostoli della misericordia” e la «nuova famiglia cristiana più unita»[2]. Perciò il Nostro scrive che persino 

 «l’inferno nelle sue fondamenta trema, di fronte alla nuova e, allo stesso tempo, alla vecchia parola d’ordine, la quale fra poco risuonerà nel mondo intero. Ecco stanno nascendo i nuovi apostoli di Cristo, che volevate uccidere. Creeranno la nuova famiglia umana, che arerà tutta la terra con l’aratro forte della fiducia nella misericordia di Dio, la parola d’ordine che riscalderà tutto ciò che è freddo, renderà tenero tutto ciò che è duro, ravviverà tutto ciò che è secco, accenderà tutto ciò che sta per spegnersi, darà il colore della vita a tutto ciò che è arido, unirà individui, famiglie, società, nazioni e stati nell’abbraccio del vero amore fraterno, l’amore paterno di Dio e del prossimo!»[3]

 È opportuno precisare che “la parola d’ordine”, di cui parla il testo, è la misericordia, che effettivamente conduce l’uomo alla conoscenza dell’amore paterno di Dio e a servire Lui nel prossimo. Comunque, teniamo presente che «la misericordia nell’uomo è sempre limitata, giacché i mezzi a disposizione non sono mai sufficienti per eliminare tutta la sua miseria e debolezza»[4]. La stessa misericordia, mentre Dio la rivela, dona “il colore” e la felicità alla vita dell’uomo. Sopoćko, scrivendo in modo più realistico, aggiunge: 

 «Domanda a un uomo che cosa desidera, ti risponderà che cerca la felicità. Ma gli uomini non vogliono conoscere né la strada né dove trovarla, perciò brancolano»[5].

 Per questo il Nostro in un sermone s’interroga: “Come camminare nella vita?”, e subito dopo dà una risposta molto significativa: «Se ami, corri. Più forte ami e più velocemente corri. Il senso della corsa è evidente. Quell’amore con cui amiamo Dio o il prossimo è Lui stesso che ama»[6]. Tutto il “correre”, però, è legato al tema della misericordia, aspetto dell’amore che spinge ad agire a favore del prossimo, per alleviare la sua indigenza. Durante un ritiro per i religiosi, Sopoćko dice:

 «Che onore grande, quello di conoscere Dio sulla terra nella sua misericordia, che fa uscire i nostri fratelli dalla miseria ed elimina i loro difetti psichici o morali. È una gioia grande per noi, Dio che è carità, in modo così facile ci permetta di espiare i nostri peccati e di meritarci la ricompensa eterna!»[7] 

 Dal testo riportato si osserva che, tutto ciò che si riferisce a Dio proviene dalla carità e tende verso la carità, per realizzare la comunione dei cuori e delle menti, l’armonia della vita, scaturita dal comandamento del Signore: «Amatevi come io vi ho amato» (Gv 13,34). In questa prospettiva, il Nostro aggiunge che la carità insieme all’umiltà e all’obbedienza sono come un nodo. Esso deve rimanere sempre stretto e resistere a tutte le tensioni della vita. Non deve sciogliersi mai, perché la vita di ogni essere umano possa essere come un inno di lode e di gloria alla divina misericordia[8].   

 sac. dott. Gregorio Lydek - ks. prof. dr Grzegorz Lydek


 
[1] M. Sopoćko, Rekolekcje o Bożym Miłosierdziu, p. 70.
[2] Ibidem.
[3] Ibidem, p. 5.
[4] A. Matanic, Spiritualità, in Dizionario enciclopedico di spiritualità, E. Ancilli (a cura di), vol. III, p. 1607.
[5] M. Sopoćko, Rekolekcje o Bożym Miłosierdziu, pp. 71-72.
[6] Ibidem, p. 85.
[7] Ibidem, p. 13.
[8] Cf. Dz, q. IV, p. 279.