Martedì, secondo quanto comunicato dal ministero della sanità dell'Autorità palestinese, sarebbero dieci le persone rimaste uccise e almeno altre 100 ferite, di cui 20 in gravi condizioni, durante l'operazione militare speciale dell'esercito israeliano contro il campo profughi di Jenin, cui hanno partecipato droni, elicotteri e oltre un migliaio di soldati.

Operazione che non è ancora terminata, ma che nel corso della notte non ha registrato scontri o violenze. Così, mentre la mezzaluna rossa supporta le persone nell'evacuazione dal campo profughi di Jenin, l'Idf prosegue nell'opera di perquisizione con l'obiettivo, nelle prossime ore, di verificare almeno una decina di siti.

Il portavoce delle forze di sicurezza israeliane, Daniel Hagari, ha dichiarato ai giornalisti che tutti i palestinesi uccisi erano coinvolti nei combattimenti, anche se alcuni non combattenti sono tra i feriti.

L'IDF ha affermato che sin dalle prime ore di lunedì, le truppe hanno interrogato oltre 120 sospetti . Molti di loro sono stati rilasciati, mentre altri sono stati sottoposti ad ulteriori interrogatori.

L'IDF ritiene che ci siano circa 300 uomini armati nel campo profughi di Jenin, di cui della metà conoscerebbero l'identità.

Sebbene l'amministrazione Usa non abbia rilasciato una dichiarazione ufficiale sull'accaduto,  un portavoce del Dipartimento di Stato ha fatto sapere che Israele ha tutto il diritto di difendere il proprio popolo, aggiungendo ipocritamente che è altresì imperativo che prenda tutte le precauzioni possibili per prevenire la perdita di vite civili.

Invece, nessun diritto deve esser riconosciuto ai circa 3 milioni di palestinesi che vivono in Cisgiordania, sia alla mercé dell'esercito che dei coloni israeliani (ebrei estremisti), circa 430.000, che illegalmente occupano 132 insediamenti e 124 avamposti e che, quotidianamente, sottopongono i legittimi residenti ad ogni sorta di angheria.

Ma di questo i paladini della difesa dei diritti umani, Europa e Stati Uniti, non si preoccupano.