Un professore britannico sul pericolo dell’invio di carri armati a Kiev
La promessa fornitura di carri armati da combattimento a Kiev sta facendo discutere le due sponde dell’Atlantico. Le implicazioni di tale scelta, infatti, potrebbero rivelarsi fatali. Lo storico britannico Geoffrey Roberts analizza le motivazioni di tale corso intrapreso dai governi europei.
Secondo il docente dell’Università di Cork e membro della Royal Irish Academy la vera ragione per la quali i politici del Vecchio Continente non esitano troppo a inviare sempre più armi e sempre più potenti è quella di pararsi le spalle. Non vogliono cioè essere accusati di non aver fatto abbastanza, nel caso di vittoria della Russia. E i russi con enorme fatica e più lentamente di quanto prevedevano, sempre effettivamente ottenendo la vittoria sul campo.
Purtroppo fornire gli armamenti a Zelensky comporta il pauroso rischio di una escalation. Non tanto che gli eserciti della NATO si gettino improvvisamente nella mischia, quanto quello che a forza di “passi incrementali” ci si ritrovi nella guerra totale con la Federazione Russa.
Per il momento comunque si tratta, secondo Roberts, di una guerra per procura di dimensioni inedite e avente la finalità di cancellare la Russia come potenza globale.
I governi europei non hanno permesso ai cittadini di dire la loro su una scelta così gravida di possibili conseguenze come quella di inviare carri da combattimento a un Paese che non è alleato ma che è territorialmente confinante con l’Unione Europea.
Fortunatamente, però, il numero di tank e le tempistiche della consegna privano di reale efficacia una scelta che potrebbe rivelarsi scellerata. Non sono molti, sono di vari tipi, e verranno messi in campo un po’ per volta, di fatto permettendo ai russi di poterne distruggersi diversi invece che trovarseli davanti in massa.
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