Cronaca

L'insostenibile leggerezza dell'essere AUTOSTRADE per l'ITALIA

Proviamo a guardare un tragico fatto da un’altra prospettiva per cogliere l’occasione di fare chiarezza, di non accontentarci di gridare allo scandalo e restare a guardare la sofferenza delle vittime di ingiustizie senza far nulla e se possiamo, evitiamo che ci vadano di mezzo sempre i soliti: non facciamo un buon servizio né a loro né tantomeno a noi. Parliamo della sciagura accaduta per il cedimento delle barriere protettive sul viadotto di Acqualonga e di alcuni aspetti che, a mio avviso, non sono stati trattati con la dovuta attenzione da parte dei periti.

Nel luglio 2013 un pullman che trasportava 48 persone subiva la rottura del giunto dell’albero di trasmissione danneggiando il sistema frenante: l’autista per evitare gli altri automezzi andava con il veicolo contro il guardrail che cedeva all’impatto facendolo precipitare da un’altezza di 30 metri causando la morte di 40 persone.  L’inchiesta si concentrava sulle condizioni del mezzo e delle barriere protettive situate sul viadotto. Dalle indagini risultava che il pullman non era stato sottoposto alla revisione periodica obbligatoria e le barriere protettive erano vetuste e mal sicure per la mancata manutenzione. Nell’approfondire l’argomento ho intercettato un commento veramente interessante sulla dinamica della disgrazia che sposta l’attenzione su di un particolare tecnico molto importante: perché la rottura dell’albero di trasmissione ha danneggiato il sistema frenante?

Riporto testualmente il commento lasciato da un lettore: “Conosco quel tratto e, pur ignorando i dettagli, ho visto le ricostruzioni dell’incidente. All’origine sembra esserci la rottura del giunto dell’albero di trasmissione che, cadendo scompostamente, ha tranciato di netto i tubi dei due sistemi frenanti. Il cedimento di un giunto non è infrequente ed è possibile anche in un veicolo appena ritirato dal concessionario: è sufficiente un componente difettoso o alcuni bulloni mal serrati. In circostanze normali, il pullman si sarebbe fermato e tutto sarebbe finito con il fastidio di un trasbordo. In questo caso invece, sembra evidente un grave errore nella progettazione del veicolo, laddove si è deciso di far passare i condotti dei due impianti frenanti in un unico percorso di fianco all’albero di trasmissione e senza nessuna barriera, staffe o scatolati, per proteggerli. Il pullman si è così trovato senza freni all’inizio di una lunga discesa e, pur senza sminuire la colpa per la mancata manutenzione delle barriere del viadotto, non aveva alcun modo di fermarsi. Ed appare inutile accanirsi per la mancata revisione, che nulla avrebbe potuto fare per prevedere o prevenire l’incidente. Nella revisione si controlla solo la funzionalità degli impianti a bordo e credo di non sbagliarmi affermando abbiano funzionato bene fino all’ultima frenata prima della rottura del giunto. In caso contrario l’autista non avrebbe rischiato la propria stessa vita. Mi sembra irreale che siano stati coinvolti tanti soggetti come responsabili o corresponsabili dell’incidente e non vi sia stato un solo accenno alla pericolosità potenziale di quel mezzo male progettato”.

Prendiamo in considerazione tre elementi che sono pacifici: la rottura dell’albero di trasmissione non è un evento eccezionale e può accadere anche ad un veicolo nuovissimo e che ha come conseguenza la fermata del mezzo; tale evento non doveva incide sull’apparato frenante; la revisione non può né prevedere né prevenire simili rotture.  Ma il commentatore fa un’affermazione molto importante: il mezzo di trasporto presenterebbe un difetto di progettazione quindi altri pullman della stessa marca e modello circolano senza sapere del grave rischio che stanno correndo gli autisti, i clienti e i tour operators.  

Le foto mostrano un mezzo completamente distrutto, i CTU nominati dal Tribunale se hanno potuto stabilire con precisione in mezzo a quel groviglio di parti metalliche che il giunto di trasmissione aveva tranciato i due sistemi frenanti prima di volare fuori dal viadotto, come mai non hanno avuto lo scrupolo di ispezionare un altro veicolo uguale e funzionante per controllare la vera causa di un così insolito danno a quella parte così importante dell’apparato meccanico?

Quanto sopra esposto dal lettore sovvertirebbe la posizione processuale del proprietario del mezzo Gennaro Lametta che ha perduto nella disgrazia il fratello Ciro autista del veicolo. Concordo con quanto è detto nella conclusione: Gennaro Lametta non avrebbe fatto partire un mezzo con la consapevolezza di mettere a rischio la vita di 48 persone compresa quella del fratello. Se l’incidente fosse stato causato da un difetto di progettazione il tour operator non avrebbe alcuna responsabilità per quanto è accaduto mentre rimarrebbe intatta la responsabilità di Autostrade per l’Italia che sapeva bene di non aver effettuato le dovute manutenzioni.

Non mi si prenda per una “giustizialista” accanita ma di “faccenduole” penali che investono Atlantia & Co. ce ne sono parecchie e riguardano noi tutti, sia come contribuenti sia come utenti di un servizio che pone a rischio la nostra incolumità. Visto come vanno le cose in Italia, propongo che ai caselli autostradali oltre alla ricevuta di pagamento, come servizio aggiuntivo, sia consegnata l’immagine di San Cristoforo protettore dei viandanti con tanto di indulgenza plenaria “vergata” dal Vaticano.

 

Autore Lucia Pomponi
Categoria Cronaca
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