Il 25 maggio 1958, all'età di 81 anni, moriva a Roma per un collasso cardiaco il Prof. Francesco La Cava mentre si trovava nel seggio elettorale del suo quartiere, dove accompagnato dal figlio Virgilio si era recato per compiere il suo dovere civico. Ma chi era il Prof. Francesco La Cava?

Era nato a Careri il 26 maggio 1877 da Giuseppina Colacresi e Giuseppe La Cava, un massaro a corto d’istruzione ma ricco di ingegno, primo di sei figli di una famiglia di proprietari terrieri, ricevette l'istruzione primaria dallo zio prete in Careri (RC), che successivamente lo portò nel seminario vescovile di Gerace e in seguito frequentò il Liceo Maurolico di Messina, una scuola prestigiosa alla quale venivano iscritti gli studenti più promettenti della zona dello Stretto.

Conseguita la maturità classica si iscrisse alla facoltà di medicina all'università di Napoli. Laureatosi con il massimo dei voti venne chiamato a collaborare come ricercatore a titolo gratuito dal Prof. Cardarelli. Però ha dovuto rifiutare a causa delle difficili condizioni economiche della famiglia. Subito svolse il servizio militare a Firenze in qualità di Ufficiale Medico nel corpo dei bersaglieri. Una volta congedatosi tornò in Calabria, dove gli fu assegnata la condotta rurale nel comune di Bovalino Marina.

In questo paese conobbe e sposò Concettina Morisciano, appartenente di una nobile famiglia del luogo. Nonostante il lavoro di medico condotto continuò gli studi scientifici, scoprendo che nella zona c'erano casi di malattie tropicali, non si limitò solo a curare queste malattie, ma riferì delle sue esperienze su riviste e congressi. Il Prof Umberto Gabbi era il suo punto di riferimento.

Il Prof. La Cava forniva le prove che la Leishmaniosi nelle manifestazioni cutanee, muco cutanee e viscerali poteva sorgere e progredire anche in Occidente. In quelli anni di condotta a Bovalino ha registrato altre malattie tropicali come la Febre Denge, la Febbre dei tre giorni, la Febre di Malta, la Miasi oculare e l'Ulcera Tropicale. Nel 1914 venne richiamato alle armi, prima prestando servizio militare a Gerace e successivamente venne avviato al fronte. Verso la fine del 1917 fu trasferito a Roma come direttore dell'ospedale Aurelio Saffi. Una volta stabilitasi nella capitale portò a Roma la famiglia.

Finito il periodo di servizio al Saffi fece parte della Commissione delle pensioni di guerra e nonostante la docenza universitaria e la conoscienza di tanti personaggi illustri rimase sempre una persona umile e modesta. Fece amicizia con diversi corregionali, durante l'epidemia di spagnola si prodigò alla cura dei malati spesso senza compenso. Ha avuto come pazienti tra l'altro, Pietro Mascagni, Francesco Cilea, Vincenzo Gemito ed Ernesto Bonaiuti.

Nonostante il lavoro di medico dimostrava un'eccezionale cultura umanistica ed artistica. Durante una sua visita alla Cappella Sistina, scoprì che tra le pieghe della pelle di San Bartolomeo c'era raffigurato il volto di Michelangelo, sfuggito per tanti secoli a studiosi di tutto il mondo. Tenne il segreto per due anni e lo comunicò al mondo con un libro nel 1925 nel 450 anniversario della nascita di Michelangelo. Nel 1930 si riavvicina nuovamente alla pratica religiosa, da cui si era allontanato durante il periodo universitario e questo nuovo riavvicinamento alla fede lo portò a scrivere diversi libri scientifici-religiosi sulla morte per crocifissione: Era Gesù Cristo affetto da pleurite? Meccanismo per la morte per crocefissione; Ut videntes non videant; La passione e la morte di N.S. Gesù Cristo illustrato dalla scienza medica.

Nel 1944 ha pubblicato su una rivista l'opera scientifica religiosa sulla comunione eucoristica attraverso la fistola gastrica. Considerazioni fisiologiche-esegetiche di un medico cattolico. L'opera tratta la possibilità di introdurre direttamente l'ostia nello stomaco. Questo problema era oggetto di riflessioni tra teologi e moralisti che si erano divisi in due schiere alcuni favorevoli e altri contrari. Tra il 1946 e il 1952 combattè contro la malattia che aveva colpito la moglie, che morì nel 1952.

Quando il Prof. La Cava morì, molti giornali dell'epoca parlarono di lui rievocandone la figura e le opere. Nel centenario della nascita la città di Roma lo ha celebrato con manifestazioni solenni; mentre la città di Bovalino Marina gli ha intitolato un viale. A Bovalino Marina nel 2001 è stato organizzato un convegno che celebrava la figura di questo grande medico.

Dal mese di novembre del 1958 le sue spoglie insieme a quelle della moglie riposano nel piccolo cimitero di Careri, in provincia di Reggio Calabria, dove nacque e trascorse la gioventù ed il Comune di Careri gli rese omaggio intitolando la Piazza principale e la Scuola Media.

Oggi, 60esimo anniversario della sua morte, mi risulta che non sia stata celebrata nessuna cerimonia ufficiale alla sua memoria.