La sicurezza in Europa è un'utopia, i servizi europei non comunicano tra loro
Seguendo un copione che si rispetti, dopo una strage vengono alla ribalta le polemiche. Da una parte ci sono quelle interne al Belgio che riguardano governo e ministri, dall'altra quelle relative allo scambio di informazioni tra i governi europei.
I ministri dell’Interno, Jambon, e della Giustizia, Geensha, avrebbero già presentato le proprie dimissioni ma sarebbero state subito respinte dal capo del governo di Bruxelles, Charles Michel. La stabilità politica ha la priorità su qualsiasi possibile carenza registrata nella gestione della sicurezza dopo gli attentati di Parigi del novembre 2015 e la conseguente caccia ai terroristi nei quartieri di Bruxelles.
Per quanto riguarda invece i rapporti tra le intelligence dei vari paesi europei, si è scoperto che, incredibilmente, non sono così stretti come chiunque avrebbe potuto pensare. L'Europa è o dovrebbe essere unita o in via di unificazione, ma i servizi segreti dei paesi europei non se ne sono accorti.
Così, informazioni che potrebbero essere incrociate o verificate in tempo reale per scongiurare attentati o arrestare terroristi non vengono scambiate o non lo sono in tempi rapidi. Probabilmente ogni paese persegue interessi che non prevedono una totale collaborazione, almeno in relazione al terrorirsmo di stampo islamico.
Il problema è venuto alla luce soprattutto dopo i fatti di Bruxelles: francesi e belgi non hanno collaborato tra loro. Si parla di gap di fiducia e lo stesso presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker non si spiega perché non sia ancora fattiva la collaborazione tra i vari servizi segreti europei, decisa nel 1999, e ribadita nel 2001 dopo l'11 settembre.
L'auspicio di una struttura di intelligence comune tra i vari paesi cozza con i dubbi di Londra e Parigi che sono trai più restii a condividere informazioni che, evidentemente, i rispettivi governi ritengono di loro esclusiva pertinenza.
Il risultato è che molti foreign fighters o probabili terroristi, magari già condannati o sotto indagine in un paese europeo, potranno continuare a viaggiare indisturbati senza timore di controlli e arresti, esattamente come è accaduto finora!