L'EREDITÀ. Il dono della memoria
La storia è la memoria di un popolo, è l’insieme delle esperienze collettive e personali che costituiscono la coscienza collettiva e personale: è lo spirito che traccia il profilo del corpo dei singoli popoli e dell’umanità. La storia che ci viene propinata è quella elaborata con astuzia sul modello del “vessillo che sventola” al momento.
Sono settant'anni che sventola la bandiera della Repubblica democratica fondata sul lavoro e sulla parità dei diritti e della dignità di ogni essere umano ma di quei principi c’è solo un drappo a tre colori.
Dobbiamo avere il coraggio di riscrivere tutta la storia di questi settant' anni attingendo alle poche fonti attendibili che sono a disposizione e dalle risultanze del lavoro svolto da magistrati onesti che hanno cercato con costanza la verità tra stragi, depistaggi, bande assassine di nazi-fascisti usati e protetti da istituzioni ispirate nostalgicamente da un passato non ancora tramontato. Purtroppo occorre munirsi di uno stomaco forte e un sano equilibrio psico-fisico e rivisitare documentalmente il fenomeno dello stragismo di stato, i colossali scandali consumati dai partiti per soddisfare la catena alimentare dei vertici e delle varie manovalanze; la contiguità con la criminalità organizzata dettata dalla politica estera americana; gli omicidi di stato; gli innocenti usati come capri espiatori (Pinelli e Valpreda); le vittime innocenti sacrificate da un occulto sistema nazi-fascista per spingere un popolo ancora una volta sotto le sue spire totalitarie; alla denegata giustizia per delle immorali “ragioni di stato”: la via della conoscenza è lunga e dolorosa ma è la sola che ci permette di riprendere il contatto con la realtà. Il consumismo, la falsa istruzione, le false ideologie e soprattutto una falsa democrazia ci hanno deviato dalla giusta rotta trascinandoci verso l’abisso. Siamo chiamati a scegliere che cosa vogliamo essere: cittadini attivi con una coscienza civile o pesci morti trascinati dalla corrente che non si sa dove ci porta.
Prendiamo un passo del discorso che Draghi ha pronunciato il 25 aprile 2021 in via Tasso: “Assistiamo oggi, spesso sgomenti, ai segni evidenti di una progressiva perdita della memoria collettiva dei fatti della Resistenza, sui valori della quale si fondano la Repubblica e la nostra Costituzione, e a troppi revisionismi riduttivi e fuorvianti. Ecco perché questa ricorrenza non deve invecchiare, non deve subire l'usura del tempo.
Constatiamo inoltre, con preoccupazione, l’appannarsi dei confini che la Storia ha tracciato tra democrazie e regimi autoritari, qualche volta persino tra vittime e carnefici. Vediamo crescere il fascino perverso di autocrati e persecutori delle libertà civili, soprattutto quando si tratta di alimentare pregiudizi contro le minoranze etniche e religiose”.
Come non essere d'accordo con quanto dice ma, a voler essere in pochino più precisi, l'attuale premier dimentica di dire che la destra non ha mai dimenticato e che grazie agli americani, la DC e il voto cattolico ha continuato a delineare la polica nazionale fino ai nostri giorni, dando vita negli anni 60/80 ad un regime occulto nazi-fascista golpista e stragista che ha insanguinato la storia nazionale del '900.
Strane parole in bocca a una persona che ha posto alla base della sua carriera il denaro e il profitto che sono gli antagonisti micidiali dei diritti civili e della democrazia. Strana persona che nell’amministrare i fondi europei per rilanciare il paese economicamente li destina ad un’imprenditoria predatoria che ha come scopo primario il proprio profitto. Strana persona che di fronte alle conseguenze disastrose del cambiamento climatico non cura con la dovuta attenzione gli investimenti per la riconversione dei sistemi produttivi e gli investimenti per potenziare le fonti alternative di energia. Agli atti non vi sono valide progettualità innovative in merito.
L’attuale capo del governo sta conducendo un’operazione di normalizzazione del peggio che si può trovare in Italia avvalendosi di collaboratori facenti parte della “classe degli eletti” pescati nelle varie fondazioni di ricerca finanziate con il denaro pubblico e nei partiti filo Confindustria per veicolare i fondi europei a comodo di un’imprenditoria fallita e parassita perchè priva di creatività ed intelligenza.
La preannunciata catastrofe economica si sta concretizzando attraverso i finanziamenti dei progetti inutili e costosissimi per tratti ferroviari di alta velocità di scarsa utilità per i cittadini ma di alto profitto per l’imprenditoria “da battaglia” del nord; raddoppi autostradali inutili (vedi Salerno Reggio Calabria); il ponte sullo Stretto un autentico insulto per la dignità del sud.
In nome di una eventuale e futura efficienza della macchina giudiziaria è stata elaborata una un’ipocrita riforma della giustizia contenente norme sbandierate come garantiste ma che sono anticostituzionali e autentiche “istigazioni a delinquere”: chissà perché i peggiori lavori “sporchi” li fanno fare sempre alle donne. Con quale coraggio la signora Cartabia si presenta a Genova e rassicura i parenti delle vittime che il loro processo andrà a buon fine quando vi sono delle incostituzionalità manifeste che lo porteranno all’improcedibilità: basta che il difensore ricorra alla Consulta otterrà per il suo assistito l’iter processuale più favorevole come prevede la Costituzione e il gioco è fatto. Ha dichiarato che i reati di particolare gravità saranno esclusi dalla improcedibilità: ciò è incostituzionale perché lede il principio che "tutti sono uguali dinanzi la legge". È la legge che stabilisce ciò che è reato e la gravità dello stesso: il 41 bis è giustificato perché il fenomeno mafioso è gravissimo per una serie di implicazioni: economiche, politiche, sicurezza dello Stato, pericolosità per l’incolumità e la libertà dei cittadini. Si isolano dei soggetti perché sono realmente pericolosi per la società, è facile parlare di garantismo per coloro che con la mafia ci hanno fatto affari, continuano a farceli e hanno incarichi istituzionali: il problema reale è il voto di scambio.
Che uno Stato funzioni al meglio, che i principi costituzionali vengano rispettati, che una economia produca benessere e servizi per la collettività dipendono dalle persone che sono preposte a tali settori. Le buone leggi aiutano ma è la coscienza civile e un codice etico attivo che determina la situazione generale: nel caso specifico sono le persone che “fanno acqua” da tutte le parti e in tutti i settori, soprattutto i cittadini quando si prestano al voto di scambio, quando fanno i “furbetti del quartierino” nelle loro attività e nei loro rapporti interpersonali a danno di gente onesta. Se ci fossero delle buone leggi ci si potrebbe difendere un pochino dagli attacchi dei predatori ma ogni anno che passa il Parlamento emana norme che offendono la dignità dei cittadini, creano sperequazioni, minano la libertà e i diritti civili in nome di un falso garantismo che viene sbandierato da cattive coscienze, dall’ignoranza della maggioranza degli elettori e dalla famelicità di liberi professionisti senza scrupoli.
Sono decenni che assisto a questa continua” truffa” a danno di chi scegli di essere onesto e sostiene pesi che diventano ogni giorno sempre più insopportabili e ciò mi indigna profondamente.
Abbiamo l’obbligo morale verso noi stessi, verso la parte onesta della collettività e verso quell’esigua parte delle nuove generazioni che contengono qualche residuo di valori di pretendere correttezza e rispetto da coloro che invece ci offendono e danneggiano sfruttando le loro prerogative istituzionali o professionali. Il “lavoro sporco” di neutralizzare la corruzione spetta alla base onesta del Paese che conosce bene la realtà dei luoghi di residenza e i comportamenti dei loro amministratori locali.
Ormai viviamo in pieno feudalesimo: nelle Procure molti giudici trattano “pezzi di carta” e non persone. Non considerano gli esiti che le loro decisioni possono produrre sulla vita e la dignità dei cittadini che chiedono un atto di giustizia perché la cosa neanche li sfiora; alcuni decidono in una prospettiva errata: per opportunità, per vigliaccheria o ancor peggio per un interesse personale, di parte o del proprio gruppo di appartenenza tradendo la pubblica fiducia e tradendo il giuramento di fedeltà alla Costiuzione
Lo stesso vale per la commissione di reati più o meno gravi degli appartenenti alle forze dell’Ordine che sta diventando una inquietante consuetudine sorretta da un passato opaco che ha trasmesso alle nuove generazioni un cattivo esempio: stragismo, depistaggi, contiguità con la criminalità organizzata, pestaggi gravi e anche mortali di fermati – Stefano Cucchi per tutti - la manifestazione di Genova e gli orrendi fatti della scuola Diaz i cui responsabili sono stati “graziati” da una magistratura che ha dimostrato di appartenere alla stessa “mentalità” mostrano un “malcostume diffuso” non combattuto adeguatamente da chi è preposto e pagato profumatamente per farlo.
La magistratura deve avere il coraggio di spogliarsi della convinzione errata di essere un centro di potere autonomo e accettare quello che rappresenta veramente: persone che in piena autonomia gestiscono una funzione delicata ed importante per il Paese e i cittadini quella di ricercare la verità e amministrare la giustizia al meglio delle loro possibilità. Ogni magistrato è autonomo quando rimane fedele al giuramento di fedeltà alla Costituzione e al popolo italiano.
Occorre inoltre scorgere i “segni dei tempi”, sono nata e vivo in un paese famoso perché rappresenta il modello in scala ridotta delle peggiori deviazioni a livello nazionale. Attualmente in Comune si è insediata una giunta militare. Il sindaco è un militare dell’esercito; nella maggioranza compaiono un militare della Marina e un carabiniere manca la Polizia di Stato e l’Aeronautica Militare e il quadro è completo.
Dinanzi a simili anomalie bisogna porsi questa semplice domanda: come si fa ad affidare la guida di una collettività a persone con una simile esperienza "lavorativa"? Questi sono individui che non hanno “cultura politica” né capacità progettuali di sviluppo economico e tutela dell’ambiente; l’ormai consolidato trucco delle liste civiche ha dato vita alla scontata e anacronistica coalizione di AN con FI. I giovani presenti nell’attuale amministrazione sono i parenti più o meno stretti delle tre famiglie “dominanti” di questo sempre più squallido e anacronistico paese (con l’aggravante di un’infiltrazione della criminalità organizzata spudoratamente tollerata dalle istituzioni locali): qui si vive nel più profondo feudalesimo culturale e politico che annienta l'interiorità dei talentuosi.
Bisogna prendere atto che vi sono troppe persone che custodiscono gelosamente nel loro armadio una camicia nera con la speranza di poterla indossare di nuovo per le cerimonie commemorative. Tutto il terribile passato è sopravvissuto e continua a contaminare le istituzioni deviandole in molteplici modi, ha tutt’ora la capacità di evolversi rapidamente e adeguarsi alle nuove condizioni che vengono stimolate dai media che plasmano la mentalità soprattutto delle nuove generazioni allontanandole e estraniandole dalla realtà e da un responsabile e costruttivo impegno quotidiano: non sono pienamente presenti a se stessi, si perdono emulando modelli comportamentali che li appiattiscono annullando la loro unicità. Occorre lucidità, chiarezza di intenti per affrontare un futuro compromesso dalla famelicità di una classe predatoria che ha trascinato il Paese nell’abisso di un debito che dovrà essere onorato, costi quello che costi!