Negli Stati Uniti, Amazon ha aumentato la paga oraria minima e sta assumendo nuove persone per supportare le necessità logistiche dei numerosi nuovi magazzini che sta creando di anno in anno in varie parti del Paese. Una strategia caratterizzata anche da accordi "politici", che prevedono forti incentivi statali per i nuovi investimenti in cambio dell'assunzione di nuovo personale.

Ma mentre si sta "mangiando" negozi e distributori in tutto il mondo (per passare a breve a far concorrenza anche ai produttori), Amazon pensa a come aumentare i margini ottimizzando i costi legati alla logistica.

In che modo? Sostituendo la manodopera attualmente addetta al prelievo, inscatolamento ed etichettatura dei pacchi da spedire ai clienti. Possibile? Assolutamente sì, perché avrebbe già iniziato a sperimentare in alcuni suoi centri alcune di queste nuove linee di automazione, prodotte dalla italiana CMC.

Con questa soluzione, il numero di addetti alla spedizione non supererebbe le tre unità che si occuperebbero di caricare gli ordini dei clienti, rifornire del materiale necessario al packaging la "macchina" e verificarne il corretto funzionamento, salvo intervenire per porre riparo a eventuali imprevisti.

Un risparmio enorme di manodopera e soprattutto una riduzione dei tempi di spedizione. Inoltre, i costi del nuovo sistema di impacchettamento sarebbero riassorbiti nel giro di un paio di anni.

E i dipendenti addetti a quel tipo di lavoro? Amazon ha genericamente parlato di "riqualificazione" e di reimpiego in nuovi servizi all'utente... senza però accennare quali dovrebbero o potrebbero essere.

Quindi, dopo che Amazon in futuro finirà per essere l'unico fornitore di prodotti che provvederà a produrre autonomamente, distribuendoli tramite un ecosistema sempre più robotizzato che utilizzerà sempre meno forza lavoro, a chi venderà la propria merce se ci saranno sempre meno persone che, non trovando lavoro causa l'incremento di sistemi robotizzati, avranno sempre meno soldi per effettuare acquisti?