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Il nuovo codice degli appalti ovvero come è possibile immaginare che Salvini possa intestarsi una legge intelligente e ben fatta?

Nel  Consiglio dei ministri del 28 marzo, su proposta del Presidente Giorgia Meloni e del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini, l'esecutivo "ha approvato con modifiche, in esame definitivo, un decreto legislativo recante il Codice dei contratti pubblici, in attuazione dell'articolo 1 della legge 21 giugno 2022, n. 78. Il testo tiene conto dei pareri espressi dalla Conferenza unificata e dalle competenti Commissioni parlamentari".

Nell'ambito dell'attuazione del Pnrr, la riforma del codice degli appalti rappresenta una delle scadenze di rilevanza europea del primo trimestre 2023, ossia una scadenza vincolante per la ricezione dei fondi da parte dell'Europa.

Enorme la soddisfazione del ministro delle Infrastrutture, Salvini: 

"Dalle parole ai fatti. Come promesso, APPROVATO in Consiglio dei Ministri il nuovo Codice degli Appalti. Meno burocrazia, meno perdite di tempo, più fiducia a sindaci e imprese, più cantieri, più lavoro. Viva l'Italia che corre e investe, viva l'Italia dei SÌ".

Una soddisfazione di breve durata, come dimostra il commento messo in bocca a Stefano Locatelli, responsabile Enti Locali della Lega, dopo le parole del presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione (Anac), Giuseppe Busia:

"Gravi, inqualificabili e disinformate dichiarazioni del presidente Busia sul Codice Salvini: se parla così di migliaia di sindaci e pensa che siano tutti corrotti, non può stare più in quel ruolo. Busia ha dei compiti di controllo, invece certifica di essere prevenuto, non neutrale e quindi non credibile".

Addirittura! Ma cosa aveva detto Busia? Semplicemente questo:

"Con la gestione interamente digitale degli appalti, prevista dal Codice e impegno di Anac da tempo, sarà garantita l'estensione del digitale a tutto il ciclo di vita del contratto, a partire dalla programmazione, alla richiesta del codice identificativo di gara, fino all'esecuzione e conclusione del contratto, e all'ultima fattura. Questo porta a piena maturazione quanto Anac ha già fatto con la Banca dati nazionale dei contratti pubblici: tutte le informazioni e le attività riguardanti l'appalto dovranno passare attraverso piattaforme telematiche interoperabili e confluiscono sul portale dell'Autorità, con l'acquisizione diretta dei dati".Tra gli aspetti positivi del Codice degli appalti, Busia sottolinea anche il rafforzamento della "vigilanza collaborativa, uno dei più efficaci strumenti di prevenzione che consente ad Anac di intervenire con tempestività e garanzia della legalità nelle procedure di aggiudicazione, senza nessuna perdita di tempo. Le Pubbliche amministrazioni che vi aderiscono sottopongono in via preventiva gli atti di gara all'Autorità, che in tempi brevissimi – dai 5 agli 8 giorni - fornisce osservazioni e consigli, favorendo la deflazione del contenzioso"."Un altro elemento positivo è il ruolo accresciuto di Anac di ausilio e sostegno alle stazioni appaltanti con la creazione di bandi tipo, documenti tipo, atti già pronti, che le amministrazioni possano usare. Si tratta di una forma di collaborazione e di promozione di buone pratiche, nello spirito di risoluzione dei problemi. Così l'azione dell'Autorità viene rafforzata per favorire la ripresa, affiancando le amministrazioni sul versante dei contratti, per renderli strumenti efficaci di realizzazione dei tanti progetti messi in campo, garantendo apertura, concorrenza e capacità di selezionare le imprese più idonee, dinamiche e innovative, al servizio dell'interesse pubblico. Attraverso i contratti-tipo, per esempio, e le nostre piattaforme informatiche, verrà monitorato il rispetto dei contratti collettivi di lavoro, evitando l'adozione dei cosiddetti 'contratti pirata' a garanzia dei lavoratori". 

E allora qual è il problema? Quello che poi ha ulteriormente dichiarato in seguito:

"Bene l'impulso alla digitalizzazione degli appalti del nuovo Codice. Attenzione, però, a spostare l'attenzione solo sul 'fare in fretta', che non può mai perdere di vista il 'fare bene'. Semplificazione e rapidità sono valori importanti, ma non possono andare a discapito di principi altrettanto importanti come trasparenza, controllabilità e libera concorrenza, che nel nuovo Codice non hanno trovato tutta l'attenzione necessaria, specie in una fase del Paese in cui stanno affluendo ingenti risorse europee". Restano però i dubbi, per il Presidente Busia, "per la riduzione della trasparenza e della pubblicità delle procedure, principi posti a garanzia di una migliore partecipazione delle imprese, e a tutela dei diritti di tutti i soggetti coinvolti"."Soglie troppo elevate – afferma Busia – per gli affidamenti diretti e le procedure negoziate rendono meno contendibili e meno controllabili gli appalti di minori dimensioni, che sono – va notato – quelli numericamente più significativi. Tutto questo col rischio di ridurre concorrenza e trasparenza nei contratti pubblici".

Dato che il compito dell'Anac è quello di perseguire trasparenza e legalità, il ministro Salvini, invece di prendere appunti ed intervenire sulle mancanze del "suo" decreto, ha invece chiesto la testa del presidente Busia, nel pieno stile di un post-fascista che si rispetti.

Anche la Cgil ha elencato problematiche e conseguente del "parto" salviniano, definendolo una controriforma che elimina trasparenza, non discrezionalità e correttezza:

"Dopo lo Sblocca cantieri, il governo, con il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, torna a stravolgere il Codice dei contratti pubblici. Il nuovo testo è un vero e proprio salto all'indietro, una controriforma che elimina gli aspetti qualificanti nelle procedure di appalto ispirate ai principi della trasparenza, della non discrezionalità, della correttezza e della libera concorrenza tra le imprese. Si rischia così di aprire ampi varchi a mafia e corruzione". Lo afferma, in una nota, il segretario confederale della Cgil Giuseppe Massafra."Si cancella, di fatto, la sostanza dell'appalto pubblico che per essere tale - spiega il sindacalista - deve avere come elemento centrale l'evidenza pubblica, costituito dal bando di gara, dalla sua pubblicità e dalla partecipazione effettiva delle imprese ai bandi pubblici".Inoltre, aggiunge Massafra "si dà la possibilità di procedere con il cosiddetto subappalto a cascata senza alcun limite. In questo modo si indebolisce il sistema d'impresa attraverso una concorrenza tutta al ribasso che ha come elemento centrale non la qualità dell'opera, ma la riduzione dei costi, innanzitutto di quelli della manodopera, facilitando per questa via la proliferazione del lavoro nero e la presenza di imprese che rispondono alla criminalità organizzata"."Il nuovo Codice degli appalti - ribadisce - rappresenta un vero e proprio salto all'indietro, soprattutto in una fase di imponenti investimenti che coinvolgeranno il settore degli appalti con le risorse pubbliche messe a disposizione dal Pnrr e dai fondi comunitari. Per questo la nostra battaglia proseguirà a partire dalla manifestazione proclamata per sabato 1° aprile da Fillea Cgil e Feneal Uil."Ci batteremo contro un nuovo Codice che rischia di peggiorare le condizioni di lavoro e i diritti dei lavoratori e per difendere le conquiste fatte come - conclude Massafra - l'obbligo delle clausole sociali a difesa della continuità occupazionale, della non ribassabilità dei costi della manodopera, del Durc di congruità della manodopera, della parità di trattamento e stesso contratto per lavoratori in appalto e subappalto".

E per capire ancor più chiaramente quale sia il problema , lo ha spiegato  in una nota anche Fillea Cgil:

"Sale l'attenzione intorno alla mobilitazione nazionale Fillea e FenealUil, da parte di stampa nazionale e locale, del mondo delle associazioni, della società civile, delle professioni, della politica e degli amministratori locali. E sale anche la critica alle scelte del governo in materia di appalti, una critica chiara e forte da parte di autorevoli istituzioni, come l'Autorità Nazionale Anticorruzione, il cui Presidente Busia l'ha spiegata semplice, perché tutti, ma proprio tutti, anche qualche ministro e presidente del consiglio, la potesse capire: con il Codice Salvini "gli appalti fino a 150mila euro potrebbero andare a un cugino o in cambio del voto". Dichiarazione che non fa che confermare la nostra convinzione, espressa ancora una volta ieri da Genovesi su Repubblica "il Governo smantella le tutele e apre a riciclaggio e corruzione".Ma, nonostante l'ennesima "crociata-cortina fumogena" lanciata dai comunicatori del ministro, l'attenzione generale non è stata deviata dal tema al centro delle critiche al "suo" codice: è un regalo ai furbetti del quartierino. Punto.Siamo quelli del NO? E siamo orgogliosi di esserlo...quelli del NO ai furbetti, agli appalti a cugini o in cambio di voti, alla corruzione, all'illegalità!"

E che cosa ha risposto Salvini ai rilievi "anche" della Cgil? Questo:

"Se la CGIL dice di NO vuol dire che siamo sulla strada giusta".

Oltretutto, il ministro post-fascista della Lega adesso si può pure vantare del pieno supporto ricevuto nientepopodimeno che dal noto intellettuale, scrittore, giornalista, intrattenitore... Bruno Vespa, che in merito ha dichiarato:

Nella foto non è riportata la ben nota scia di saliva che contraddistingue le ben note dichiarazioni di Bruno Vespa in appoggio al governo di turno.

Autore Carlo Airoldi
Categoria Politica
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