C’è questa cosa che, pure al mio occhio laico, appare in totale dissonanza con i tempi che viviamo, e mi fa riflettere. I nostri sono tempi frenetici, dove tutto si esaurisce in un click; ogni evento passa in archivio nel giro di poche ore.
Tempi di velocità, di accelerazione, di cambiamenti improvvisi e inattesi che modificano abitudini e prospettive nel volgere di un niente. Dove chi governa qualunque cosa, anche fosse preparato e animato dalle migliori intenzioni, è costretto a guardarsi la punta dei piedi, pressato dall’attesa di risultati immediati, dal prossimo sondaggio giornaliero, da cambiamenti di umore isterici, senza mai poter alzare lo sguardo sulla strada da percorrere.
E c’è invece questa istituzione bimillenaria che, pur con umane contraddizioni, mantiene i suoi tempi invece lenti, cadenzati da riti e simboli che perdurano nei secoli. Dove ogni più piccolo cambiamento, un abito, una parola o un gesto, assume significati che influiscono e incidono in modo decisivo nella vita di miliardi di persone. Per anni a venire non solo per i credenti, e sembra governato da una intelligenza collettiva che viene da lontano e lontano guarda.
Il mio occhio è laico, ripeto, ma il confronto dissonante con quello che viviamo offre uno squarcio di calma all’ansia del nostro vivere quotidiano.