Nel Regno Unito la situazione politica, al pari di quanto sta accadendo in Italia, è altrettanto confusa e incerta. Ed anche per quanto riguarda il Regno Unito bisognerà attendere nei prossimi giorni per sapere che cosa potrà accadere... e tutto a causa della Brexit.

Le opposizioni decideranno nelle prossime ore la strategia da seguire per sfruttare al meglio la settimana a loro disposizione prima della chiusura del Parlamento, per tentare di impedire al premier la possibilità di decidere, il prossimo 31 ottobre, di far uscire la Gran Bretagna dall'Europa senza aver siglato alcun accordo che ne regoli i futuri rapporti con gli altri Paesi del continente.

In base al regolamento della Camera dei Comuni, le opposizioni potrebbero già da martedì presentare una proposta di legge che impedisca a Johnson di poter licenziare una Brexit "no deal". Una proposta che avrà probabilmente molte possibilità di essere approvata, perché a supportarla ci saranno anche parlamentari del gruppo dei conservatori che hanno già dato pubblicamente il loro appoggio in tal senso, aggiungendo di non curarsi della minaccia fatta trapelare da Downing street, in base alla quale chi votasse in disaccordo alla volontà del gruppo Tory verrebbe automaticamente espulso dal partito e non verrebbe poi ricandidato alle prossime elezioni.

E per evitare di poter essere limitato dalla possibilità di minacciare l'Europa con una Brexit senza accordo, Johnson starebbe valutando la possibilità di ricorrere al voto anticipato. In base al regolamento elettorale del Regno Unito, la prima data utile per nuove politiche sarebbe quella di giovedì 17 ottobre, a due settimane esatte dalla data di scadenza della Brexit.

E alle elezioni anticipate, dopo le ultime dichiarazioni da lui rilasciate, starebbe pensando anche il labuista Jeremy Corbyn, che vedrebbe il voto come l'occasione di una specie di referendum bis tra coloro che sono pro o contro la Brexit.

Sulle elezioni anticipate si è espresso l'ex premier Tony Blair che ha avvertito Corbyn che il voto per lui potrebbe anche trasformarsi in un boomerang, con una parte dei britannici che finirebbe per votare per i partiti pro Brexit (anche senza un accordo) pur di evitare che la carica di premier del prossimo esecutivo possa essere ricoperta dal leader laburista.