Martedì il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, nel suo quarto viaggio in Medio Oriente da quando è iniziata la crisi a seguito dell'attacco di Hamas del 7 ottobre, si è recato in Israele dove ha incontrato - nell'ordine - il presidente Herzog, il premier Netanyahu insieme ai componenti del gabinetto di guerra, il ministro degli Esteri Katz, il ministro Gantz e il ministro della Difesa Gallant, per poi riassumere con questa dichiarazione l'esito dei colloqui:

Questo è il mio quarto viaggio in Israele dai terribili attacchi di Hamas del 7 ottobre, quindi sono qui da poco più di tre mesi – 95 giorni – da quando si sono verificati quegli attacchi. Sappiamo che per le persone più colpite dagli attacchi e dal conflitto che ne è seguito, il tempo scorre diversamente. Ho incontrato le famiglie degli ostaggi detenuti a Gaza e gli ostaggi che sono stati rilasciati. Molte di quelle famiglie le ho incontrate più volte. Per loro, ogni giorno, ogni ora, ogni minuto in cui sono separati dai loro cari è un'eternità. Il tempo sembra diverso anche per le famiglie di Gaza, centinaia di migliaia delle quali stanno vivendo una grave insicurezza alimentare. Per la madre o il padre che cercano di trovare qualcosa per sfamare un bambino affamato, passare un altro giorno senza cibo è straziante [ma si è dimenticato di ricordare che 2,3 milioni di persone VIVONO da più di tre mesi costantemente sotto la minaccia delle bombe, tanto che ne sono state uccise più di 23mila... senza contare i dispersi, mentre il numero dei feriti è di quasi 60mila, ndr].  Il tempo sembra diverso anche per gli israeliani e i palestinesi i cui cari innocenti sono stati uccisi. Per loro, il tempo spesso cade nel “prima” e nel “dopo” – il “dopo” pieno di una perdita che la maggior parte di noi non conoscerà mai e non potrà mai immaginare appieno. E questi sono solo alcuni esempi di quanto siano stati pesanti questi 95 giorni – e continuino a sentirli – per le persone più colpite da questo conflitto.Questo immenso numero di vite umane [senza però specificare l'attributo palestinesi, ndr] è uno dei tanti motivi per cui continuiamo a stare al fianco di Israele [che sta continuando a compiere assassinii indiscrimanti, ndr] nel garantire che il 7 ottobre non possa mai più verificarsi [avendo sterminato tutti i palestinesi è probabile, ndr].  È anche il motivo per cui siamo intensamente concentrati nel riportare a casa gli ostaggi rimasti, nell'affrontare la crisi umanitaria, nel rafforzare la protezione dei civili a Gaza e nel prevenire la diffusione del conflitto. Ed è il motivo per cui stiamo lavorando urgentemente per tracciare un percorso verso una pace e una sicurezza durature in questa regione.Crediamo che la denuncia di Israele alla Corte Internazionale di Giustizia distragga il mondo da tutti questi importanti sforzi. E inoltre l’accusa di genocidio è infondata. È particolarmente irritante, dato che coloro che attaccano Israele – Hamas, Hezbollah, gli Houthi, così come il loro sostenitore, l’Iran – continuano a chiedere apertamente l’annientamento di Israele e lo sterminio di massa degli ebrei [ma allora era questo lo scopo del viaggio di Blinken, mandare un messaggio all'Aia perché si chiudano occhi e orecchi in modo da nascondere all'opinione pubblica il massacro in atto, ndr]. In questo viaggio sono venuto in Israele dopo aver incontrato i leader di Turchia, Grecia, Giordania, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita. Tutti questi leader condividono la nostra preoccupazione per la diffusione del conflitto. Tutti loro sono impegnati a usare la loro influenza, sfruttando i legami che hanno per evitare che si intensifichi, per scoraggiare l’apertura di nuovi fronti. Inoltre, tutti hanno espresso profonda preoccupazione per la terribile situazione umanitaria e per il numero di civili uccisi a Gaza. Sappiamo che affrontare un nemico che si insinua tra i civili – che si nasconde e spara dalle scuole, dagli ospedali – rende tutto ciò incredibilmente difficile. Ma il bilancio giornaliero dei civili a Gaza, in particolare dei bambini, è decisamente troppo alto [e secondo un cretino simile - è sinceramente e umanamente impossibile usare altri termini - per lui 500, 1.000 o 2.00 bambini, persino neonati, sarebbe invece un numero accettabile? ndr ]. Sono stati compiuti importanti progressi nell’aumento della quantità di aiuti che arrivano a Gaza, inclusa l’apertura di Kerem Shalom.  Ciononostante, secondo le Nazioni Unite, il 90% della popolazione di Gaza continua a far fronte a una grave insicurezza alimentare. Per i bambini, gli effetti di lunghi periodi senza cibo sufficiente possono avere conseguenze per tutta la vita [anche questa è un'affermazione delinquenziale, visto che qualsiasi medico sta dicendo da settimane che sui bambini, più sono piccoli, l'assenza prolungata di cibo e acqua mette a rischio la loro vita più di quanto possa accadere ad un adulto, ndr].  Come ho sottolineato nei nostri incontri di oggi, a Gaza devono arrivare più cibo, più acqua, più medicine e altri beni essenziali. E poi, una volta arrivati ​​a Gaza, devono raggiungere in modo più efficace le persone che ne hanno bisogno.  
E Israele deve fare tutto il possibile per rimuovere qualsiasi ostacolo ai valichi verso altre parti di Gaza. Migliorare le procedure di deconflitto per garantire che gli aiuti possano circolare in modo sicuro e protetto è una parte fondamentale di tutto ciò.  
Le Nazioni Unite stanno svolgendo un ruolo indispensabile nell’affrontare gli immensi bisogni umanitari a Gaza. Semplicemente non c'è alternativa. Il personale delle Nazioni Unite e gli altri operatori umanitari a Gaza stanno dimostrando un coraggio straordinario continuando a fornire servizi salvavita in condizioni estremamente difficili [Blinken si è però dimenticato di ricordare che i suoi complici israeliani, di appartenenti a quel personale, ne hanno assassinati quasi 150, ndr]. Ieri sera ho parlato con Sigrid Kaag, il nuovo coordinatore senior per gli aiuti umanitari e la ricostruzione delle Nazioni Unite per Gaza, di tutti questi sforzi in corso. ... Abbiamo concordato un piano affinché le Nazioni Unite svolgano una missione di valutazione. Determinerà cosa è necessario fare per consentire ai palestinesi sfollati di ritornare sani e salvi alle loro case nel nord. Ora, questo non accadrà da un giorno all'altro. Ci sono gravi sfide umanitarie, infrastrutturali e di sicurezza. Ma la missione avvierà un processo che valuti questi ostacoli e come possano essere superati. Anche negli incontri di oggi sono stato chiarissimo: i civili palestinesi devono poter tornare a casa non appena le condizioni lo consentono. Non bisogna costringerli a lasciare Gaza. Come ho detto al primo ministro, gli Stati Uniti rifiutano inequivocabilmente qualsiasi proposta che sostenga il reinsediamento dei palestinesi fuori Gaza, e il primo ministro mi ha riaffermato oggi che questa non è la politica del governo israeliano [per chi ci crede, ndr].Abbiamo parlato anche delle tensioni sul confine settentrionale di Israele con il Libano, dove Hezbollah continua a lanciare quotidianamente attacchi missilistici contro Israele. Come ho detto al gabinetto di guerra e ad altri alti funzionari, gli Stati Uniti stanno al fianco di Israele nel garantire la sicurezza del suo confine settentrionale. Siamo pienamente impegnati a lavorare con Israele per trovare una soluzione diplomatica che eviti l’escalation e permetta alle famiglie di tornare alle loro case, di vivere in sicurezza nel nord di Israele e anche nel sud del Libano.Infine, continuiamo a discutere su come costruire una pace e una sicurezza più durature per Israele all’interno della regione. Come ho detto al primo ministro, tutti i partner che ho incontrato in questo viaggio hanno affermato di essere pronti a sostenere una soluzione duratura che ponga fine al lungo ciclo di violenza e garantisca la sicurezza di Israele. Ma hanno sottolineato che ciò può avvenire solo attraverso un approccio regionale che includa un percorso verso uno Stato palestinese [da notare che ai palestinesi è magnanimamente offerto un percorso, ndr].Questi obiettivi sono raggiungibili, ma solo se vengono perseguiti insieme. Questa crisi ha chiarito che non è possibile avere l’uno senza l’altro e che non è possibile raggiungere nessuno dei due obiettivi senza un approccio regionale integrato. 
Per rendere ciò possibile, Israele deve essere un partner dei leader palestinesi che sono disposti a guidare il loro popolo a vivere fianco a fianco in pace con Israele e come vicini. E Israele deve smettere di adottare misure che minano la capacità dei palestinesi di governarsi in modo efficace. La violenza estremista dei coloni portata avanti impunemente, l’espansione degli insediamenti, le demolizioni e gli sfratti rendono più difficile, e non più semplice, per Israele raggiungere una pace e una sicurezza durature (e nel caso dovesse continuare che cosa faranno gli Stati Uniti? Nulla, come nulla hanno fatto finora, ndr).
L’Autorità Palestinese ha anche la responsabilità di riformarsi e di migliorare la propria governance – questioni che intendo sollevare con il presidente Abbas, tra gli altri, quando ci incontreremo domani. Se Israele vuole che i suoi vicini arabi prendano le decisioni difficili necessarie per garantire la sua sicurezza duratura, i leader israeliani dovranno prendere loro stessi decisioni difficili. Quando il presidente Biden si è rivolto al popolo di Israele, pochi giorni dopo l’attacco del 7 ottobre, ha fatto una promessa molto semplice: gli Stati Uniti sostengono Israele oggi, domani, sempre. L’amicizia tra le nostre nazioni è davvero eccezionale. Sono il nostro legame unico e l'impegno duraturo dell'America nei confronti del popolo di Israele che ci permette – anzi, ci chiede – di essere il più schietti possibile nei momenti in cui la posta in gioco è più alta, quando le scelte contano di più. Questo è uno di quei momenti.

Come commentare le parole di Blinken? In maniera brutale e poco elegante, ma sicuramente nella maniera più giusta vista le dichiarazioni rilasciate, le possibilità sono due: o Blinken è un cretino oppure pensa che l'opinione pubblica cui si rivolge sia esclusivamente formata da cretini.

Il segretario di Stato Usa è andato in Israele per dire nuovamente ciò che già in passato aveva detto... senza che le azioni dello Stato ebraico mutassero di una virgola, salvo risibili concessioni di facciata per far credere che quella persona in disarmo - politico, fisico, etico, morale - che risponde al nome di Joe Biden sia regista di ciò che Israele sta combinando in Medio Oriente... quando è più che evidente che così non è, come dimostrano anche le ulteriori e innumerevoli uccisioni indiscriminate di queste ultime ore a Gaza.

L'unica differenza rispetto al passato? La necessità di mandare un messaggio al tribunale dell'Aia per impedire chela Corte certifichi il genocidio attuato dagli ebrei israeliani che è già ampiamente certificato dalle migliaia di civili palestinesi assassinati, neonati compresi, e dalla distruzione del 70% di ciò che era stato costruito a Gaza. 

Ma nonostante gli avvertimenti di Blinken e le minacce scomposte di Israele, qualunque siano le decisioni del Tribunale dell'Aia, lo Stato ebraico ha ormai perso nell'opinione pubblica quella credibilità che in precedenza gli ha permesso di mettere in atto un regime di apartheid con cui per decenni ha sfruttato e sterminato il popolo palestinese, vendendo l'antisionismo come sinonimo di antisemitismo

Su questo fronte, Israele ha già perso la guerra.