"Ci riconosciamo completamente nelle parole di Draghi in Parlamento sulla laicità dello Stato e sul rispetto delle garanzie".

Così giovedì, si è espresso su Facebook il segretario del Pd Enrico Letta in relazione al ddl Zan. Non solo. Ancora una volta ieri, incontrando i giornalisti davanti alla sede del Comune di Milano con il sindaco Beppe Sala, Enrico Letta ha dichiarato:

"Secondo noi il ddl Zan così com'è costruito ha al suo interno tutte le componenti e tutte le garanzie. In questo momento la cosa migliore è andare in Parlamento e ognuno dirà la sua. La nostra è di approvarlo così com'è".

Incredibile, ma vero... l'ex dc Letta ha rilasciato una dichiarazione che ci si sarebbe attesa da un politico laico di sinistra. Ma non è solo una presa di posizione "ideologica", quella di Letta. Infatti, le pretese di coloro che criticano il ddl Zan perché non sarebbe sufficientemente garantista in relazione alla libertà d'espressione sono in realtà scuse campate in aria.

Lo ha spiegato, in termini meno tranchant, il costituzionalista Angelo Schillaci, docente di Diritto Comparato alla Sapienza di Roma, intervistato dall'Agenzia Dire, partendo dall'intervento di Draghi al Senato:
 “L'intervento del premier Draghi - ha dichiarato Schillaci - è stato assolutamente coerente con la Costituzione e con i principi fondamentali che governano il rapporto tra lo Stato e le confessioni religiose. Draghi stesso ha ricordato in Aula che si trattava di ovvietà, che il nostro è uno stato laico e non confessionale e che la laicità dello Stato non implica una neutralità rispetto al fenomeno religioso ma al contrario, un'apertura al pluralismo e alla diversità culturale. Draghi ha ribadito qualcosa che ci aspettavamo ribadisse e cioè che non sono ammissibili delle ingerenze così forti e in quella forma da parte di quello che nella sostanza è uno Stato estero, la Santa sede. Lo chiamo Stato estero, perché ha agito come tale. Le altre volte in cui si era in presenza di un conflitto fra la politica italiana e la Chiesa cattolica, infatti, quest'ultima ha portato avanti le proprie istanze attraverso il singolo prelato o la stessa CEI. Questa volta invece la Santa Sede ha fatto valere il suo ruolo di Stato estero firmatario di un accordo internazionale con lo Stato italiano, che è il concordato e gli accordi di Villa Madama”.

lI ddl potrebbe presentare delle criticità tecniche o dei vizi di natura costituzionale?

“Il dossier del servizio studi del Senato pubblicato a inizio giugno- continua Schillaci- non ha rilevato alcuna criticità tecnica del ddl Zan e non solleva profili di illegittimità costituzionale, lo stesso vale per i controlli preventivi, di cui parlava ieri Draghi, fatti alla Camera. E lo stesso si può dire con il Concordato: il ddl Zan non mette assolutamente in discussione la libertà di religione e la libertà della Chiesa cattolica, delle sue articolazioni e delle sue associazioni di esprimere le proprie opinioni. Semplicemente applica a tutte le persone e a tutte le associazioni una regola molto semplice che è quella dei limiti della libertà di manifestazione del pensiero nel nostro ordinamento. Si è liberi di manifestare il proprio pensiero ma non si è liberi di istigare all'odio e alla violenza e alla discriminazione verso altri. In altri termini, non si è liberi con il proprio pensiero di violare la dignità altrui, francamente non credo che questo sia è il caso della Chiesa o delle associazioni cattoliche anche se loro hanno manifestato questo tipo di timore”.

Qual è in concreto il timore reale della Chiesa cattolica?

“Inizialmente si era parlato di un timore per l'autonomia delle scuole cattoliche riguardo un presunto obbligo di dover organizzare iniziative in occasione della giornata mondiale contro l'omotransfobia. In realtà leggendo la nota della Santa sede il timore sembra essere quello che la Chiesa non possa essere libera di annunciare il proprio messaggio rivelato in particolare per quel che riguarda la differenza tra i sessi. Ma io non posso che ribadire che la libertà di religione continuerà ad applicarsi tranquillamente nel nostro ordinamento, così come quella di pensiero. Se un catechista leggerà e commenterà con i canoni del catechismo della Chiesa cattolica che definiscono l'omosessualità peccato, disordine grave, e tutte le altre cose note, non sarà assolutamente perseguibile ai sensi del ddl Zan, perché starà esercitando la propria libertà di opinione religiosa e di insegnamento. Diverso è se, con le proprie parole, il catechista dovesse arrivare a creare il pericolo concreto di compimento di atti discriminatori violenti. Se il catechista dice, ‘la dottrina sostiene questo quindi voi quando uscite di qui picchiate il vostro compagno gay' allora in quel caso è ovvio che ci troviamo di fronte a un discorso diverso, ma si tratta appunto di ovvietà”.